pronto lo scontro
Corsa alle armi, i grillini di Giuseppe Conte preparano la guerra con il governo
Il tema dell'aumento delle spese militari continua ad agitare il Movimento 5 Stelle. Nelle sue comunicazioni in Aula in vista del Consiglio europeo il premier Mario Draghi ha ribadito la necessità di portare le spese per la Difesa al 2% del Prodotto interno lordo come «promesso nella Nato», ma il tema rappresenta ancora un nervo scoperto per i grillini. I senatori M5S ieri sera si sono riuniti per fare il punto: si è parlato, in particolare, dell'ordine del giorno al decreto Ucraina che i pentastellati intendono presentare a Palazzo Madama per "bilanciare" l'odg della Camera sull'aumento delle spese militari (votato la settimana scorsa anche dal Movimento, con mille polemiche interne). E tra i grillini c'è chi inizia a invocare la libertà di coscienza sulla questione delle spese per la Difesa. Tra questi, l'ex capo politico grillino Vito Crimi, che in una chat interna pubblicata dal Corriere.it ha rimarcato la sua posizione. «Ho detto solo che, visto che ultimamente è un "liberi tutti", se dovesse ripresentarsi la necessità di votare un odg come quello della Camera mi sentirò libero di votare come ritengo», dice Crimi all'Adnkronos.
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E mentre imperversa il caso Petrocelli - il presidente della Commissione Esteri ha ribadito ancora una volta che non intende dimettersi dal suo incarico - il capogruppo 5 Stelle nella III Commissione, Gianluca Ferrara, torna a farsi portavoce dell'ala pacifista: «Auspico che sull'aumento delle spese militari il M5S sia chiaro come lo è stato Conte, questa non è una priorità adesso per il paese e i cittadini», spiega Ferrara. «Le priorità sono altre: il caro bollette, il caro benzina, gli investimenti nelle energie rinnovabili per renderci indipendenti. Mi auguro che il M5S sia compatto, la nostra storia parla chiaro: nel programma del 2018 c'era scritto "meno armi"». Lo stesso Conte l'ha ribadito ieri chiaramente, incontrando i sindacati confederali: «Con quale faccia», con le emergenze rappresentate da «carobollette e carobenzina, diciamo ai cittadini che ora bisogna dedicarsi alle spese militari? Possiamo dirlo mentre in sanità rimandiamo 1 milione di interventi e 20 milioni di esami diagnostici?».