linee guida
Aerazione delle aule, sulla scuola il governo è in ritardo
Sono stati uno dei «casus belli» intorno al Covid, e alle misure di prevenzione nelle scuole: gli impianti di aerazione nelle aule che, stando a numerosi studi, rappresenterebbero il punto di svolta per ampliare le possibilità di sicurezza degli studenti. Secondo l’Oms, infatti, avrebbero un’efficacia tre volte le finestre aperte (e ancora sono ben impresse nella memoria le immagini dei poveri alunni nelle aule con i giubbotti addosso perché c’era un unico modo per garantire il ricambio d’aria). Il dirigente scolastico di una scuola di Vo’ Euganeo, Alfonso D’Ambrosio, che tra i primi ha messo in campo l’istallazione di questi sistemi, qualche mese fa ne testimoniò a Repubblica l’efficacia, raccontando che, con la loro messa in funzione, a fronte di un positivo in classe gli altri erano risultati negativi. Circostanza verificata più volte.
Il problema è che non c’è ancora stata un’adozione organica di queste strumentazioni. Ad eccezione delle Marche, dove per scelta adottata a livello regionale è stata finanziata, la diffusione nel resto del Paese è avvenuta molto a macchia di leopardo. Tuttavia la fiducia su questa strategia è talmente diffusa da esser nato persino un comitato promotore. Ora, però, sono attese le linee guida del governo che dovrebbero fornire indicazioni sulle tipologie di impianti da installare. In realtà, il termine dell’emanazione è scaduto proprio in questi giorni. Era stato fissato da un emendamento del Pd inserito nel Milleproroghe ed il documento è atteso da molti enti locali. Il problema è stato sollevato, in un post facebook, dal senatore della Lega Mario Pittoni, che è responsabile del dipartimento scuola per il partito di Matteo Salvini. Mettendo in evidenza alcune problematiche della questione. «Stando ai tecnici – scrive - per mettere in sicurezza tutte le 370 mila aule servirebbero quasi 2 miliardi. Un investimento strutturale che rappresenterebbe comunque solo l’1% dell’ammontare del Pnrr». Già, perché in realtà un plafond ci sarebbe pure, ma è molto minore dell’ammontare necessario e peraltro è stato già in parte utilizzato. Si tratta dei 350 milioni di euro messi in campo dal decreto sostegni bis per l’emergenza sanitaria in questo anno scolastico. Dunque, serve una destinazione strutturale, anche considerando l’andamento altalenante dei contagi (per quanto le varianti ora in campo, per fortuna, abbiano effetti molto ridotti rispetto alle precedenti) e soprattutto la necessità di evitare a tutti i costi nuove fasi di didattica a distanza, dopo le ricadute drammatiche di questa formula emergenziale, utilizzata negli ultimi due anni, sui livelli di competenze dei ragazzi.
Al di là della distanza tra le stime di costi e i fondi disponibili, però, l’urgenza delle linee guida è comprovata dalle aspettative degli enti locali, che come noto sono proprietari delle strutture scolastiche. In molti, infatti, avrebbero dei fondi da investire per questi sistemi. E stanno aspettando le indicazioni del governo per capire come fare.