servivano tagli maggiori
Tutti infuriati con Mario Draghi. Le misure su bollette e benzina non convincono nessuno
Il taglio delle accise sui carburanti deciso venerdì dal governo finisce al centro delle attenzioni di consumatori e imprese che lo giudicano ancora insufficiente. E anche il leader M5S Giuseppe Conte chiede interventi più decisi e a livello europeo. A cercare di tranquillizzare è, a nome del governo, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini che promette: dopo il Def ci saranno altri interventi. Dura e senza mezze misure la bocciatura da parte di Confindustria che giudica «deludente» il decreto varato dal Governo e chiede misure strutturali. Per Viale dell'Astronomia infatti è negativa in particolare la temporaneità delle misure «che porta a una limatura per soli 30 giorni di pochi centesimi di accise per litro. Certo, è una misura rinnovabile nel tempo, ma l'effetto sul prezzo finale al consumo è ben inferiore agli aumenti in corso». A fare i conti sull'impatto del taglio varato dal Consiglio dei ministri sono poi sia gli artigiani della Cgia di Mestre che le associazioni dei consumatori. Per la Cgia sarebbe stato opportuno ridurre del 50% le accise su benzina e gasolio, portandone così il prezzo alla pompa rispettivamente a 1,74 e 1,78 euro al litro. Il costo per le casse pubbliche sarebbe stato sicuramente importante, almeno 1,5 miliardi di euro al mese, osserva Cgia, «ma necessario per alleggerire con forza i costi che stanno mettendo in grossa difficoltà i bilanci di tantissime famiglie e altrettante imprese».
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Con la riduzione di 25 centesimi del prezzo alla pompa, invece, la benzina è destinata a scendere da 2,18 a 1,93 euro al litro e il gasolio per autotrazione da 2,16 euro al litro a 1,9 e l'operazione dovrebbe costare attorno agli 800 milioni di euro. Con la riduzione 25 centesimi del prezzo alla pompa, per i piccoli autotrasportatori il risparmio sarà importante, osserva ancora Cgia, ma ancora del tutto insufficiente, visto che nell'ultimo anno il gasolio per autotrazione è aumentato del 51%: se nel marzo del 2021 costava 1,43 euro al litro, oggi è a 2,16 euro (+73 centesimi al litro). Sulla stessa linea anche se su un fronte diverso il Codacons che calcola: la riduzione delle accise per 25 centesimi produrrà un calo dei prezzi alla pompa pari a 30,5 centesimi, considerata anche l'Iva che si applica sull'accisa. Questo significa che, sulla base degli ultimi prezzi ufficiali comunicati dal Mite, per effetto del provvedimento del Governo la benzina costerà in media 1,879 euro al litro, il gasolio 1,849 euro. Un risparmio rispetto ai prezzi attuali di benzina e gasolio pari a circa 15,2 euro a pieno. Se però si analizza l'andamento dei listini dei carburanti nell'ultimo anno, aggiunge il Codacons, si scopre che il bilancio è ancora fortemente in perdita: rispetto allo stesso periodo del 2021, infatti, la benzina costa oggi il 39,4% in più (2,184 euro al litro), il gasolio addirittura il 50% in più (2,154 euro/litro). Aumenti che producono un maggior esborso per le famiglie pari a 30,9 euro per un pieno di benzina, 35,9 euro per un pieno di diesel. Motivo per cui «i consumatori sono fortemente delusi dalle misure contenute nel decreto approvato ieri dal Governo - afferma il presidente Carlo Rienzi -. Le accise andavano infatti dimezzate, e c'erano ampi margini per una riduzione ulteriore della tassazione sui carburanti che riportasse i listini alla pompa a livelli accettabili. Insufficiente poi tagliare la accise solo per un mese, considerato che dallo scorso ottobre i prezzi alla pompa della benzina hanno superato quota 1,7 euro al litro salendo costantemente fino ad arrivare ai record odierni e impoverendo famiglie e imprese».
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Prova a rassicurare il ministro Giovannini che spiega. «Questi non sono gli ultimi provvedimenti - spiega - altri ce ne saranno a fine aprile e la differenza tra oggi e fine aprile sarà che nel frattempo presenteremo il nuovo Documento di economia e finanza aggiornato dal punto di vista delle previsioni di crescita pubblica. In questo nuovo quadro finanziario sarà più facile per il governo definire ulteriori interventi. La vera speranza però - aggiunge - è che i colloqui di pace possano portare a superare questo quadro drammatico e ridurre le pressioni sui mercati».