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Riforma del catasto, siamo alla resa dei conti. E il centrodestra alza il tiro sulla flat tax

Carlantonio Solimene
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Non accenna a placarsi lo scontro in maggioranza sulla riforma del catasto. La resa dei conti in commissione Finanze potrebbe oggi slittare solo di poche ore, con il centrodestra che ha chiesto di rinviare la seduta delle 14.30 per permettere ai deputati di presenziare ai funerali dell’ex ministro Antonio Martino. E così gli altri due voti considerati a rischio dovrebbero tenersi in serata, al termine dei lavori dell’Aula. Sono due gli emendamenti sul quale i fronti contrapposti si misureranno. Il primo, presentato dagli ex grillini di Alternativa, prevede l’intera soppressione dell’articolo 6 della delega fiscale, quello che per l’appunto prevede la revisione del catasto. Il secondo, presentato da Fratelli d’Italia, propone invece lo stralcio del solo secondo comma, quello che accanto alla rendita catastale inserisce il valore patrimoniale degli immobili.

 

Difficile, in ogni caso, che le proposte di modifica passino, data l’intenzione dei rappresentanti di Forza Italia di astenersi o disertare il voto. Ma la sfida è destinata a replicarsi in Aula, dove i numeri sono piuttosto incerti: «L’articolo 6 non arriverà alla fine del percorso» spiegano fonti del centrodestra. I cui partiti sono intenzionati, peraltro, ad alzare la posta su due fronti. In primis, viene chiesta la destituzione del presidente della commissione Finanze Luigi Marattin, definito dal Carroccio «non più super partes». In secondo luogo si chiede che la maggioranza, nell’ambito della delega fiscale, esprima subito un orientamento sulla flat tax incrementale alle partite Iva, che è attualmente fissata fino ai 65mila euro di reddito e il centrodestra vorrebbe sia elevata fino al tetto dei centomila euro. La Lega, in ogni caso, minaccia di disertare i lavori della commissione.

 

Ieri il premier Draghi, a Bruxelles per incontrare la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha risposto a una domanda sul tema ribadendo che con la riforma «nessuno pagherà più tasse». Ma ha dovuto incassare la velenosa replica della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: «Il premier Draghi si lascia andare in una risata. Peccato che la riforma sia una patrimoniale nascosta, l’ennesima stangata ai danni degli italiani e delle loro proprietà. Non c’è veramente nulla da ridere».

 

Peraltro, la guerra sul catasto rischia di rivelarsi solo la prima tappa di una serie di snodi che metteranno a durissima prova la tenuta della maggioranza. La Lega ha intenzione di bloccare i lavori anche nelle Commissioni di palazzo Madama, dove si affronterà il tema delle concessioni balneari: «Anche in questo caso, come sul catasto, non c’è nessun automatismo legato al Pnrr» ha sottolineato il capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama Massimiliano Romeo. Domani, poi, al Senato dovrebbe andare in Aula la riforma degli appalti ma anche qui non c’è accordo.

Come se non bastasse, alla Camera riprenderanno i voti sulla proposta di legge sul fine vita - altro tema che vede contrapposti senza possibilità di mediazione centrosinistra e centrodestra - mentre giovedì scadrà il termine per la presentazione dei subemendamenti alla riforma del Csm, con tutte le forze politiche pronte a intervenire tanto sulla questione delle «porte girevoli» tra politica e magistratura che sul metodo elettivo dei componenti dell’organo.

 

Infine, il tema del caro energia, con l’ex premier Giuseppe Conte pronto a presentare a Draghi un piano dettagliato di provvedimenti e aiuti che prevedrebbe un cospicuo scostamento di bilancio. Possibilità finora esclusa dai vertici dell’esecutivo. L’incidente, insomma, resta dietro l’angolo. E il momento delicato, con la necessità di fronteggiare la crisi russo-ucraina, non sembra spaventare i vari leader.
 

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