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La strategia di Conte "osservato" da Salvini: una legge elettorale per liberarsi del Pd

Francesco Storace

Non è affatto facile la partita per Giuseppe Conte. Catturato da Enrico Letta, il capo dei Cinque stelle non riesce a divincolarsi da un abbraccio che è diventato mortale: il Pd gli ruba voti e deputati. E c’è bisogno di una controffensiva. Sguardo alle politiche del 2023, solo la legge elettorale proporzionale può salvare un Movimento in crisi profonda. Da quando si registra il posizionamento fisso a sinistra i sondaggi indicano il precipizio. Singoli parlamentari se ne vanno, persino nel Pd - come la deputata Angela Ianaro - che non si preoccupa di respingere le avance dei peones. E Conte si infuria.

C’è bisogno della mossa del cavallo. È ancora presto per parlare - come fanno alcuni - di riavvicinamento a Matteo Salvini, «le ferite del Conte 1 si potrebbero anche rimarginare», dice un colonnello leghista di antico conio.

  

 

Ma il Movimento è come una bestia ferita ed è difficile guidarlo da una parte o dall’altra. Conte è nei panni del vorrei ma non posso e come obiettivo ha per ora la legge elettorale proporzionale.

Non solo per scegliere da solo i prossimi parlamentari senza dover contrattare collegi con gli alleati-avversari, bensì per individuare finalmente una posizione terza rispetto agli altri competitori politici.

Per farlo, deve acciuffare la proporzionale. Oppure staccare la spina alla legislatura. Per ritrovarsi a Palazzo Chigi con un buon mazzo di carte in mano. È vero che con le elezioni anticipate si correrebbe con l’attuale legge elettorale, ma le alleanze sarebbero finte, tutti parlerebbero già al dopo voto.

 

Conte e Salvini hanno Mario Draghi come nemico nemico comune. Il primo se ne fidava, il secondo è stato disarcionato dall’attuale premier, considerato un abusivo. In più Conte è costretto a subire proprio il Pd da questo sistema elettorale.

Entrambi - il leader leghista e quello pentastellato - hanno dichiarato la loro avversione per il Green pass sui luoghi di lavoro e per la riforma del catasto, anche se Salvini ha mostrato più coraggio di Conte. Da quest’ultimo solo parole e niente fatti. Per ora. Al punto che il «Capitano» leghista ha potuto dichiarare: «Bene Conte, la Lega non è più sola in questa battaglia: via subito l’obbligo di «super green pass” sui luoghi di lavoro».

 

I due leader potrebbero far moltiplicare gli incidenti parlamentari per ottenere la legge elettorale. Oppure per andare al voto e rifare le liste secondo le loro volontà nei rispettivi partiti, depurandole degli scemi, e dopo il voto rinegoziare le alleanze.

Ovviamente, a via Bellerio negano che sia una strategia concordata tra i due ma si può vedere confermato quell’asse iniziato durante il voto per il Quirinale che confinò il premier a Palazzo Chigi.

Per ora il problema è rappresentato proprio dai grillini, che ancora non sembrano disposti a mollare il Nazareno. A meno di fatti nuovi.

Dal canto suo, è la Lega ad avere anche la carta del centrodestra da giocare, che Salvini per ora si tiene stretto nonostante le amarezze che denuncia con i suoi: «C’è chi pensa solo al partito e noi a faticare per gli italiani».

Con i Cinque stelle si potrebbe invece riaprire un discorso proprio se dovesse entrare in vigore una legge proporzionale che riaprirebbe uno spazio alla posizione terza di Conte, magari con Raggi e Di Battista. Per scaraventarsi finalmente addosso al Pd.

Uno scenario incandescente, ma che non va affatto sottovalutato. Anche perché a scatenare i bollori è stato un signore di nome Mario Draghi, che ai partiti ne ha fatte passare di tutti i colori.