Inchiesta sul Miur: ecco come manipolavano il ministro Bianchi per l'appalto da 61 milioni
L’imprenditore romano Federico Bianchi di Castelbianco, colpito ieri da una seconda misura cautelare con l’accusa di aver corrotto una dirigente e tre dipendenti del Miur, «interviene nel processo di formazione della volontà del Ministero e dello stesso Ministro dell’Istruzione, che sottoscrive un decreto in cui la ripartizione dei fondi (destinati alle scuole, ndr) è stata effettuata, o comunque influenzata, da un privato interessato all’aggiudicazione dei fondi relativi ai progetti». Il Ministro Patrizio Bianchi, nominato dal governo Draghi il 13 febbraio 2021, era all’oscuro delle trame con cui è stato predisposto il decreto da lui firmato. È quanto emerge dall’ordinanza del gip del Tribunale di Roma Annalisa Marzano, che giovedì ha disposto 6 arresti domiciliari e una misura interdittiva nell’ambito dell’inchiesta del pm Carlo Villani, che conta 13 indagati. Bianchi di Castelbianco, rappresentante legale dell’Istituto di Ortofonologia (Ido), ex editore dell’agenzia di stampa Dire e amministratore di fatto della Fondazione Mite, partecipava alle riunioni presso il ministero dell’Istruzione; «delineava la politica sulla destinazione dei fondi» del Dipartimento per le risorse umane e finanziarie del Miur, diretto da Giovanna Boda; interloquiva con il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Puglia «per conto del Miur»; «dirottava» i finanziamenti ministeriali verso quelle che definisce «scuole amiche». «Come sempre tu hai l’ultima parola», si arrende uno dei dipendenti al «potere» dell’imprenditore.
La legge n.440 del 1997 ha istituito il «Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi», come progetti dedicati alla legalità e alla lotta al bullismo. Boda (che lo scorso aprile aveva tentato il suicidio, dopo aver saputo di essere indagata) era incaricata di predisporre il decreto per la ripartizione di queste risorse e di nominare le commissioni per la valutazione dei progetti, procedure inquinate per favorire l’amico imprenditore. «Per quest’anno sono 61 milioni», esultano gli indagati, avendo saputo la cifra stanziata per il 2021. «Abbiamo pensato belle cose per te», gli dice Boda, che gli assicura la sua parte: «Per la 440 abbiamo trovato 8 milioni di euro (...) I tuoi 8 ce li hai, il resto ce lo vediamo noi». Poi, alla fine, di fronte a mille calcoli e numeri, si arrende: «Io non ci sto capendo più niente, per me fate quello che volete (...) Basta che vi mettete d’accordo voi con i soldi». L’imprenditore in un altro passaggio la ridimensiona: «Voleva esercitare il suo potere... cioè "decido io"... le ho detto "no, no, guarda, non è così"». Per «accontentare» Bianchi di Castelbianco, i dipendenti del Miur pensano a una scuola in cui convogliare i fondi, «dove andare a prendere i soldi di ciascuno e se li gestisce lui».
E in effetti all’alberghiero «Costaggini» di Rieti vengono dirottati 6 milioni per il sostegno psicologico degli alunni dovuti all’emergenza Covid; bandi aggiudicate a Bianchi, unico partecipante. «Mi ha detto che avrebbe fatto lo sportello psicologico a 200 scuole (...) invece poi mi ha detto che avrebbe mandato libri sulle buone pratiche a 200 scuole. Cosa hai pagato con tutti quei soldi? Carta che finirà al macero», sbotta la preside quando capisce l’inganno. Secondo l’accusa, sono plurime e variegate le forme di corruzione messe in atto dall’imprenditore finito ai domiciliari: dal pagamento del mutuo e del servizio autista, fino al’acquisto di pacchi di biscotti krumiri da 300 euro. Emblematico un messaggio di uno degli indagati che si vede recapitare una mazzetta: «La prima è stata pagata con tanto di vaffanculo allo Stato».
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