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Le armi all’Ucraina dividono il M5S. Fronda in Senato: non lo votiamo. Pure Matteo Salvini è scettico

Luigi Frasca

Dare un convinto segnale di sostegno al presidente del Consiglio Mario Draghi e al suo governo mentre in Ucraina si continua a combattere. Il Parlamento cerca di fare sintesi in vista dell'intervento del premier sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina previsto per oggi, prima al Senato (ore 10) e poi alla Camera (ore 15.30). Al termine delle comunicazioni di Draghi il Parlamento si esprimerà con un atto di indirizzo, con una risoluzione. Ed è proprio su questa che si continua a lavorare tra Montecitorio e Palazzo Madama attraverso riunioni dei capigruppo, di maggioranza e opposizione, in commissione Affari Esteri. L'obiettivo, sotto la «regia» di Piero Fassino, è arrivare a un punto di caduta condiviso che permetta un accordo su un testo unitario, che parta dalla condanna all'attacco russo a Kiev, la solidarietà al popolo ucraino e la disponibilità all'accoglienza dei profughi. E a garantire pieno sostegno al governo sono stati sia il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, sia il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di due telefonate andate in scena con Draghi prima del Cdm nel quale è stato approvato all'unanimità un decreto legge che contiene una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consente al ministro della Difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione alle autorità governative dell'Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militare.

 

  

 

Conte ha evidenziato «la ferma condanna del M5S all'aggressione militare russa e il pieno sostegno per iniziative a favore della popolazione ucraina». E per ciò che concerne il sostegno all'approvvigionamento militare all'Ucraina, l'ex premier ha ribadito a Draghi la posizione del Movimento: «Pieno sostegno all'adozione da parte dell'Italia, nel quadro dell'Unione europea, di iniziative che consentano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione». In serata inoltre ha assicurato che il M5S si dimostrerà compatto e unito. «So che si sta lavorando ad un testo condiviso diffusamente da tutte le forze politiche che stanno assumendo un atteggiamento di serietà- le parole dell'avvocato -. Siamo disponibili a appoggiare un sostegno concreto anche se indiretto per assicurare alla popolazione ucraina il diritto legittimo alla difesa da parte del popolo ucraino». Parole che, tuttavia, non hanno placato alcuni dissensi nel Movimento. il presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, ha annunciat o all'AGI: «Non voterò qualsiasi provvedimento possa uscire dal Consiglio dei ministri, che dovesse decidere l'invio di armi letali all'Ucraina, come risposta all'operazione folle di Putin, che ovviamente non posso che condannare».

 

 

Il colloquio di Draghi con Salvini è servito per un aggiornamento sugli sviluppi della crisi ucraina in vista della risoluzione che il Parlamento dovrà votare domani. Il leader leghista, che in mattinata aveva ribadito che «bisogna valutare se alle bombe bisogna rispondere con le bombe», ha garantito pieno sostegno al premier: «Ho detto a Draghi che la Lega ci sarà a sostegno di qualunque iniziativa perché è il momento dell'unione, non della divisione». E così il Carroccio voterà le mozioni unitarie, sia a Roma che a Bruxelles. L'obiettivo, che Salvini ha ribadito anche a Draghi, è offrire massima collaborazione, dimostrare compattezza e confermare il senso di responsabilità. Il tutto auspicando sempre che alle bombe si sostituisca la diplomazia perché, ha ricordato Salvini, «difficilmente le armi portano alla pace, però Draghi porti avanti quello che ritiene di portare avanti, e avrà sostegno della Lega». Sostegno che non mancherà nemmeno dall'opposizione. Fratelli d'Italia, infatti, ha già fatto sapere di essere disponibile a sostenere una risoluzione unitaria in Aula per dare mandato al governo di difendere l'Ucraina e sanzionare la Russia in tutte le forme che verranno ritenute utili. Il partito di Giorgia Meloni inoltre chiede l'istituzione di un fondo modello Brexit che possa compensare le conseguenze ed eventuali perdite economiche, e che venga subito concesso lo status di rifugiati ai cittadini ucraini. Fuori dal coro invece i parlamentari di Alternativa, «fermamente contrari» alla partecipazione militare dell'Italia al conflitto in Ucraina, anche invia indiretta attraverso la fornitura di materiale bellico a Kiev.