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Mario Draghi in cerca di energia per l'Italia. Varate le misure «salva-gas»

Tommaso Tetro
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L'Italia è in cerca di energia. La guerra in Ucraina apre di fatto la caccia a nuove fonti per salvaguardare le riserve di gas, e renderlo così disponibile eventualmente soltanto per gli usi diretti anziché usarlo per produrre energia elettrica. Si tratta di prepararsi all'emergenza, di fronte a un possibile precipitarsi dello scenario della crisi. È seguendo questo ragionamento che il governo ha approvato nuove misure «salva-gas» contenute nel decreto per gli interventi all'Ucraina. Di fatto il provvedimento rende possibile la riapertura delle centrali a carbone e di quelle a olio combustibile. Su un altro fronte si è mosso anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che, insieme con l'ad di Eni Claudio Descalzi, è andato in Algeria che per noi è un utile fornitore di gas (ancora di più adesso) dal corridoio sud, il gasdotto TransMed. Da Palazzo Chigi dicono che non ci si trova ancora in una situazione di emergenza, ma tutelarsi, e «diversificare», è un po' il senso del discorso che Mario Draghi ha fatto rivolgendosi al Parlamento sulla crisi in Ucraina.

 

 

La norma in questione rende infatti immediatamente attuabile, qualora fosse necessario, la riduzione del consumo di gas delle centrali elettriche, attraverso la produzione da altre fonti, tenendo fermo il contributo delle rinnovabili. In caso ci fossero delle criticità poi, viene prevista la riduzione del consumo di gas nel settore termoelettrico. Nello specifico in caso di emergenza sarà possibile aprire le centrali a carbone, per salvaguardare le riserve di gas ed evitarne l'uso per la produzione di energia elettrica. Il provvedimento, che apre anche alle centrali a olio combustibile, cerca così di fronteggiare a una possibile emergenza in seguito al conflitto tra Russia e Ucraina. Da Mosca proviene infatti il 45% del gas dell'Italia; e il gasdotto attraverso cui arriva nel nostro Paese attraversa l'attuale teatro di guerra. Il decreto infatti fa presente che per «fronteggiare l'eccezionale instabilità del sistema nazionale del gas naturale derivante dalla guerra in Ucraina, anche allo scopo di consentire il riempimento degli stoccaggi di gas» per l'inverno 2022-2023, «possono essere adottate le misure finalizzate all'aumento della disponibilità di gas e alla riduzione programmata dei consumi di gas previste dal Piano di emergenza del sistema italiano del gas naturale». In caso di emergenza allora, con la riduzione del consumo di gas naturale per il termoelettrico, Terna (la società che gestisce la rete elettrica nazionale) predispone «un programma di massimizzazione dell'impiego degli impianti di generazione di energia elettrica» (con potenza superiore a 300 Megawatt) che «utilizzino carbone o olio combustibile».

 

 

L'obiettivo del governo lo rivela il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani parlando a margine del Consiglio Ue Energia straordinario a Bruxelles: «Stiamo lavorando tutti per sganciarci dalla dipendenza del gas russo». Poi rassicura sul fatto che non c'è un'emergenza; rassicurazione che arriva anche da Federpetroli per la quale al momento «non si riscontrano problematiche per l'approvvigionamento di gas in Italia». E se da un lato Gazprom, il gigante russo del gas, mette in guardia l'Europa sulle riserve negli impianti di stoccaggio per il prossimo inverno («servirà pompare volumi mai visti»); dall'altro Di Maio, insieme con Eni, punta sull'Algeria, dove erano in visita proprio per rafforzare la cooperazione energetica alla luce del conflitto in Ucraina: «Ho evidenziato alle autorità algerine l'impatto che la crisi rischia di avere anche sulla sicurezza italiana ed europea, per mitigarne gli effetti il governo italiano è impegnato a incrementare le forniture energetiche, in particolare di gas, da vari partner internazionali, e tra questi l'Algeria». Una visita - conclude Di Maio - che «testimonia evidentemente che non perderemo neppure un istante per farlo».

 

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