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I partigiani dell'Anpi abbracciano Vladimir Putin: legittime le bombe sull'Ucraina

Francesco Storace
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Alla fine è rimasta solo l'Anpi a difendere Vladimir Putin. I partigiani nostalgici di santa madre Unione Sovietica devono essere rimasti incantati dal discorso sulla Grande Russia pronunciato da Putin prima di sferrare l'attacco all'Ucraina e si sono commossi. Nemmeno Peppone nella sua eterna sfida con don Camillo. Il delirante comunicato con cui l'associazione partigiani se l'è presa con mezzo mondo anziché con Mosca sembrava destinato a passare in clandestinità. Ma qualcuno lo ha letto e lo ha giudicato «vergognoso». Non un'antica sciarpa littoria; non chissà quale bieco reazionario di destra; bensì un iscritto abbastanza noto dell'Anpi, Matteo Renzi, chela tessera partigiana la prese da neoeletto sindaco di Firenze. E se quel comunicato ha fatto ribrezzo a lui, pensiamo a quanti se lo sono trovato sotto gli occhi, increduli. In pratica Putin un santo, Biden - che pure ci avrà messo del suo - il diavolo. Con tutti i suoi alleati della Nato e persino l'Unione europea. Roba da levare all'Anpi contributo e tutte le bottiglie di vodka che sono ancora in cantina.

 

 

Nella sostanza, è come se avessero cambiato le note di Bella Ciao, indicando un nuovo invasore nella «politica di potenza della Nato» e intimando agli Usa di cessare le «clamorose ingerenze nella vita dell'Ucraina». Il che suona abbastanza clamoroso rispetto a quello che abbiamo visto e vissuto. A meno che i servizi segreti dell'Anpi sappiano la verità e non ce l'abbiano ancora voluta rivelare. «Il riconoscimento dell'indipendenza del Donbass da parte della Russia può portare il mondo a un passo dalla guerra ed è l'ultimo, drammatico atto di una sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della Nato ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia»: e qui sta tutta la protervia filo-moscovita. È vero che da parte di Putin ci si è pappato un pezzo di territorio ucraino, ma mica è colpa di Vladimir, tengono a dire quelli dell'Anpi. È tutta colpa della Nato che si vuole allargare ad est, dicono, ed è persino legittimo che Mosca si arrabbi di fronte alla minaccia. A costoro sfugge che uno Stato sovrano possa liberamente scegliere di aderire a un'organizzazione internazionale. Macché, deve essere vietato da chissà quale articolo dello statuto partigiano, e questo legittima chi è contrario a indispettirsi e se le prende col confinante con le buone o con le cattive. Una nuova forma di egemonia nei tempi moderni.

 

 

Ovviamente, l'Anpi non rinuncia a indicare la sua piattaforma, che certo non può essere stata scritta in una cantina. Ne sono responsabili e l'hanno diffusa, a cominciare dagli ordini che impartiscono addirittura alle Nazioni unite. L'Onu deve pretendere che «l'Ucraina riconosca l'autonomia del Donbass prevista dagli accordi di Minsk, ma mai attuata dal governo di Kiev, rispetti la sua popolazione russofona, cessi i bombardamenti in Donbass confermati dalla fuga di decine di migliaia di civili di quella regione in Russia, e sciolga le milizie naziste, oggi in prima fila nell'attacco al Donbass». Come è noto, dispongono di fonti assolutamente terze. Che esista anche qualche missile da Mosca neppure un cenno. Però, a mani giunte, sollecitano Putin a revocare - bontà loro - «il riconoscimento dell'indipendenza del Donbass, perché viola l'integrità territoriale di un Paese sovrano e scatena una serie di reazioni e controreazioni che possono portare in brevissimo tempo alla guerra». Non è finita, perché ce ne è anche per l'Unione Europea, che deve avanzare «una proposta di composizione pacifica del conflitto al fine dell'attuazione integrale degli accordi di Minsk e avvii finalmente una politica di cooperazione e non di continua ostilità nei confronti della Russia. La vera forza dell'Europa unita è nella sua capacità di proporsi come messaggero di amicizia fra i popoli». Questa gliela spiega l'Anpi agli Stati membri della Ue che sono tutti inviperiti con Mosca? «Continua ostilità»? Poi, Joe Biden. Il presidente americano deve cessare «immediatamente sia le clamorose ingerenze (quanti ricordi in questa parola... ndr) nella vita interna dell'Ucraina iniziate fin dai tempi di Maidan, quando nel governo ucraino entrò la statunitense Natalia Jaresco, sia le sue dichiarazioni belliciste e le sue ininterrotte minacce nei confronti della Russia».

Infine, ancora la Nato, che «non può e non deve intervenire in caso di precipitazione bellica, perché ciò avverrebbe in violazione dei suoi compiti, che sono limitati alla difesa dei soli Paesi membri dell'Alleanza. In sostanza va profondamente ridiscusso il ruolo della NatoO, che non può essere al servizio di una politica di potenza, e vanno avviate trattative per un sistema di reciproca sicurezza che garantisca sia l'Ue che la Federazione russa». Ora, siamo noi a cercare di capirci qualcosa. Qui, da queste parti, siamo tutti cercando di capire quel che succede in una guerra improvvisa. Ma una cosa la sappiamo: l'attacco è stato sferrato da Putin. E da che mondo e mondo la responsabilità di un'aggressione ad un altro paese, non si scarica su altri soggetti internazionale. Perché significa mischiare le carte, intorpidire le acque, rendere invisibile la verità. Tutto questo, come ha detto Matteo Renzi, «è vergognoso».

 

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