Il nodo russo e lo statuto sospeso: paralisi del M5S. Giuseppe Conte rinvia ancora il rilancio
A marzo doveva iniziare il tour per l'Italia per rilanciare il nuovo partito del M5s e aprire la campagna elettorale per le Amministrative, ma dopo circa un anno, si ritrova in piena palude e senza una carica ufficiale. Non è certo nata sotto una buona stella - è il caso di dire - la leadership di Giuseppe Conte nel Movimento 5 Stelle. Dai suoi primi passi fatti dalla caduta del Conte II a oggi, tra scontri fratricidi, liti con la Casaleggio & C. per accaparrarsi liste degli iscritti, quote e piattaforme, per poi finire a una sua elezione a presidente del partito seguita da una sospensione da parte del tribunale, per Conte non c'è mai stato un attimo di tregua. Se poi ci aggiungiamo la vera questione, ovvero quella politica, che vede oggi un M5s trasformato in una sorta di sistema solare, ricco di pianeti che ruotano attorno però a non si sa cosa, per l'ex premier la strada è sempre più in salita. Non a caso non ha mai cestinato l'idea di farsi un partito.
La guerra in Ucraina? No, per Letta la priorità è lo Ius soli
D'altronde, che alcuni ex M5S siano oggi in interlocuzioni con Rousseau per fondare qualcosa, un nuovo movimento o chissà altro, non è più un mistero. Ad alimentare un clima teso tra i pentastellati c'è anche la comparsata che Davide Casaleggio avrebbe fatto nei giorni scorsi a Palazzo Madama per incontrare la capogruppo M5s, Mariolina Castellone. Come non è un mistero l'attesa ai nastri di partenza del rivoluzionario ex pentastellato, Alessandro Di Battista, pronto a entrare in campo per le Politiche 2023. E così il democristiano Conte cerca di uscire dalla palude e far ripartire il movimento. Tra le sue ultime mosse, la cena che lo stesso ex premier avrebbe avuto proprio con Di Battista in un ristorante romano. L'ex deputato pentastellato, però, sembra intenzionato a non rientrare nel M5S finché il partito di Conte appoggerà il governo Draghi. Ma, intanto, l'ombra del falegname nel movimento rimarca le varie anime con cui Conte deve avere a che fare anche rispetto alla guerra in Ucraina: il M5S è filorusso come vorrebbero, tra gli altri, Di Battista e Manlio Di Stefano (o forse ora ha cambiato idea); o è atlantista come Luigi Di Maio e tanti altri dispensano.
Poi c'è la questione giudiziaria. A partire da martedì primo marzo, quando si terrà la prima udienza, presso il Tribunale civile di Napoli, sulla revoca chiesta dal Movimento 5 stelle circa la sospensione dello statuto del Movimento disposta dai giudici. Qui è in gioco la leadership di Conte. Tuttavia, l'ex premier ha già sfidato il tribunale, convocando l'assemblea degli iscritti il prossimo 10 marzo per ripetere la votazione sullo statuto bloccata dal tribunale, riabilitando così la presidenza di Conte del M5S. Sarà anche l'occasione di chiedere agli iscritti di far accedere il movimento ai benefici previsti dalla legge sul due per mille, iscrivendo il M5S al registro dei partiti. Come gli stessi iscritti, infine, dovranno votare il nuovo statuto che tra le novità principali non prevede il tetto dei due mandati.