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La guerra in Ucraina? No, per Enrico Letta la priorità è lo Ius soli

Andrea Amata
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Il mondo è precipitato nella cupa tensione per il conflitto Ucraina-Russia, con il pericolo di una escalation mondiale, ma nei paraggi del Partito democratico ci si ostina a discettare di questioni secondarie e sconnesse dalla percezione collettiva. Cosicché, il segretario del Pd Enrico Letta, intervenendo da remoto all'Agorà «Immigrazione: cambiare è necessario», ha annunciato l'impegno di varare nei prossimi 12 mesi una nuova legge sulla cittadinanza. Siamo nel vortice di una crisi poderosa che rischia di esacerbarsi con effetti dirompenti sulla competitività economica nazionale e sulla tenuta sociale del paese, avendo accumulato ritardi negli investimenti strategici orientati all'autosufficienza energetica tanto che oggi soffriamo uno status di dipendenza nelle forniture, e dal Pd si pensa di rincorrere la questione inattuale della cittadinanza facile che non gode di una preminenza nell'agenda politica. Il leader dei Dem ha, infatti, dichiarato che nei prossimi giorni si valuterà la concreta possibilità di giungere ad una nuova legge: «Se avviene, c'è il tempo per fare un passo avanti in questa legislatura». L'aggressione bellica della Russia nei confronti dell'Ucraina ha scavato una voragine nei rapporti tra Putin e l'Occidente, generando un'agitazione globale per il pericolo incombente di una degenerazione che potrebbe estendere la portata della contrapposizione militare. Tale quadro di estrema tensione pare non avere avuto conseguenze nella ricalibratura delle priorità di Enrico Letta, che continua ad elevare la legge sulla cittadinanza italiana come obiettivo imperativo della legislatura.

 

 

La sinistra dimostra di non essere sintonizzata sulla temperie di Mila Le cittadinanze concesse dall'Italia nel 2019, l'ultimo anno per il quale l'Eurostat ha fornito cifre definitive grande ansia mondiale, anteponendo lo ius soli o le altre forme di semplificazione della cittadinanza, surrogate in ius culturae e ius scholae, alle vere urgenze del paese. Per Letta prevale l'interesse di partito nel poter sventolare, in segno di vittoria, la bandiera ideologica della legge sulla cittadinanza alle elezioni del 2023. In questa prospettiva non rinuncia al tandem con il Movimento 5 Stelle, sostenendo l'iniziativa del grillino Giuseppe Brescia sullo ius scholae, ovvero il riconoscimento di cittadinanza ai minori stranieri legato a un percorso scolastico. Non esiste una premura legislativa in materia di cittadinanza considerando che con la legge vigente siamo il Paese europeo che detiene il primato nell'aver concesso più cittadinanze in assoluto.

 

 

Non c'è un pregiudizio assoluto a ragionare su una modifica normativa per vincolare la concessione della cittadinanza ai minori stranieri alla conclusione di un ciclo di studi senza, tuttavia, introdurre surrettiziamente forme di automatismo che ostacolerebbero processi di autentica integrazione. È il timing scelto da Letta sul rilancio della battaglia politica che suscita disapprovazione, essendo la comunità nazionale ed europea trascinata in una fase drammatica e dall'imprevedibile evoluzione per il conflitto deflagrato nel teatro ucraino dove, purtroppo, si impallinano esseri umani e non testi di legge.

 

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