Russia Ucraina, Berlusconi alla Farnesina: solo lui può trattare con Putin e disinnescare la crisi
Alla Farnesina mandateci Berlusconi. Se davvero vogliamo qualcuno che sia capace di ragionare con Vladimir Putin e con l’Occidente, c’è solo Silvio che può provarci. E non è solo un paradosso da social, che sul tema ieri si sono sperticati, con i soliti duelli tra favorevoli e contrari. Ma a volte si può tentare la strada del buonsenso.
Perché Berlusconi ha amicizia comprovata e da tantissimi anni con il leader russo. Nella sua vita politica il Cavaliere ha saputo dimostrare diplomazia anche con Muammar el Gheddafi. E soprattutto perché se si mette in testa un obiettivo che sembra impossibile fa il massimo per ottenerlo. L’impresa può valere la pena se prevale la serietà rispetto alle consuete diffidenze. E non è solo questione di essere amico di Putin. Perché nel loro rapporto pare esserci qualcosa di davvero profondo. Di affetto.
Berlusconi è uno di quegli amici che con Putin può parlare con franchezza – perché ne è stimato – e cercare con lui una soluzione soddisfacente anche per il resto del mondo che soffre per la guerra. No, non servono le adunate promosse dal Pd per convincere l’orso russo a deporre le armi; ma un’accorta linea diplomatica che sappia parlare a Mosca. Se vogliamo, gli ex comunisti che si ribellano ai russi, fanno sorridere e insieme indignare. Una gara ipocrita a far vedere chi è più duro nei confronti di Putin al riparo delle mura di casa. Non è così che si vince la sfida della pace che declamano solo in piazza.
Sull’amicizia tra i due leader abbiamo letto anche le solite sciocchezze condite da ironia fuori luogo quando c’è un conflitto armato. Ma certo sarebbe difficile sottovalutare un ministro degli esteri di nome Silvio Berlusconi anche da parte della potente diplomazia russa, che si è permessa di irridere l’attuale titolare della nostra Farnesina.
C’è chi, nel consueto politichese nostrano, si diverte a giocare al tiro al piccione nel denunciare “Il silenzio” di Berlusconi nei confronti di Putin. Semmai a Silvio va chiesto ben altro, un impegno diretto nella soluzione della crisi ucraina. A meno di non volerci ritrovare entro un mese senza luce e gas per il perdurare del conflitto. Ma questo i belligeranti pacifinti non lo dicono, perché non hanno uno straccio di idea per la soluzione della crisi.
Ieri, durante la giornata, abbiamo ascoltato Antonio Tajani andare in tv a dire “Servono sanzioni mirate ed efficaci, che non siano controproducenti”. Sembravano suggerite. E in effetti il coordinatore azzurro era reduce da un confronto col cavaliere. Ed entrambi non solo guardati certo con diffidenza dall’America, che nei loro confronti non potrebbe certo gridare al tradimento.
È evidente che c’è bisogno di una missione con tutti i crismi, proprio perché non è il momento di sbagliare. Ma sta a Draghi, semmai, sollecitare il capo di Forza Italia ad assumere un’iniziativa. Non serve negare il confronto diplomatico, come aveva fatto – sbagliando - Luigi Di Maio. Ma occorre una iniziativa politica, resa possibile anche da un solido rapporto di amicizia. Tentarle tutte, insomma, pur di arrivare a costruire la pace a Kiev.