Matteo Salvini avverte i suoi dopo il caso Luca Morisi: chi mi sta vicino rischia grosso. La promessa su Renzi
«Luca Morisi è stato massacrato perché lavorava con me. Mi metto nei panni di chi è stato massacrato a reti unificate, di chi ha dovuto spegnere i telefonini e andare lontano dall’Italia. In quei giorni ero preoccupato, lo sapevo. Ho cercato di proteggere l’amico. Quando è uscita la porcheria di nessuna rilevanza penale non ho esitato un secondo a difenderlo». Matteo Salvini è intervenuto alla presentazione del libro ‘Lobby & Logge’ di Alessandro Sallusti e Luca Palamara (sulle correnti nella magistratura) e ha tirato diversi siluri alla giustizia, in particolare sul caso Morisi. «Mi sono incazzato con lui da amico, non da giudice. Senza giudicare la vita privata. Come ha fatto uscire la notizia visto che non c’era niente?», si chiede il leader della Lega. «Morisi - aggiunge il numero del Carroccio - riprenderà a lavorare, è bravissimo. Sul mercato potrebbe guadagnare dieci volte rispetto a quello che gli davo io. Chi sta vicino a me rischia qualcosa in più, lo sa. Gli sconsiglio per questo di tornare a lavorare con me».
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Si passa poi al caso Renzi, con l’aula del Senato che ha dato l’ok al conflitto di attribuzione che il leader di Italia viva ha chiesto di sollevare davanti alla Corte costituzionale sul caso Open (a favore hanno votato in 167, 76 i contrari, zero gli astenuti). «Non conosco le carte del suo processo, non giudico i processi degli altri. Giudico - dice Salvini - indegno aver letto sui giornali gli estratti conti di un cittadino italiano e una lettera di un padre ad un figlio. Qualcuno dovrebbe pagare». «Mi separa tutto da Renzi ma non lo combatterò mai a colpi di magistratura», osserva e conclude Salvini.
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