l'italia che soffre

Caro energia, sulle bollette palla ai Comuni: non devono guadagnarci

Francesco Storace

Fra poco ci innervosiremo anche con i comuni per il caro-bollette. Perché nei palazzi municipali di almeno duecento città italiane c’è chi ci marcia e i cittadini pagano sempre di più.

È rimasto inascoltato il grido d’allarme contro l’ipocrisia dei sindaci lanciato pochissimi giorni fa da ben undici associazioni di consumatori. Perché i soldi dei rincari li incamerano anche gli enti locali senza benefici per i cittadini più in difficoltà.

  

Ed è ora di capire che delle due l’una. O i comuni accettano di guadagnare di meno o si indebitano i cittadini. Altro che spegnere le luci dei municipi per protesta. 

Ad esempio, il caso Roma. Nella Capitale – come Il Tempo ha puntualmente denunciato con i propri cronisti - ci permettiamo il lusso di buttare dodici milioni per far contare le buche della città ad una società esterna al comune. Magari risparmiamoli facendo lavorare gli uffici un po’ di più…

Il comune può vincolare i propri utili azionari in Acea per aiutare le famiglie più in difficoltà per pagare le bollette. Altrimenti diventa tutto guadagno sulla pelle dei consumatori che pagano costi sempre più salati.

I dati più recenti sono drammatici e una prima parte l’ha giocata il governo con un proprio decreto: le bollette della luce sono cresciute del +131% rispetto allo stesso periodo del 2021, +94% il gas. Costi insostenibili per famiglie e imprese.

Si sono lamentati pure i comuni, ma per quello che devono pagare loro. "Le amministrazioni che oggi protestano detengono quote di partecipazione nelle società che erogano servizi di fornitura luce e gas e, quindi, vedono crescere le proprie entrate grazie ai rincari", ha denunciato Assoutenti. Il paradosso è evidente.

Sono ben 224 i comuni italiani, in base ai più recenti dati Ifel (istituto per la finanza e l'economia locale), che detengono quote di partecipazione nelle società che erogano servizi di fornitura luce e gas e, quindi, vedono crescere enormemente le proprie entrate grazie agli abnormi rincari di luce e gas.

"Un paradosso assurdo – continua Assoutenti - perché le amministrazioni che oggi spengono la luce in segno di protesta sono le stesse che stanno guadagnando dal caro bollette, e che potrebbero utilizzare tali profitti per aiutare famiglie e imprese schiacciate dall'aumento dei costi energetici".

L’elenco dei principali comuni che detengono partecipazioni nelle società di luce e gas è impressionante: Comune di Roma (Acea); Comune di Milano (A2A); Comune di Torino (Iren); Comune di Bologna (Hera); Comune di Bari (Rete Gas Bari); Comune di Genova (Iren); Comune di Reggio Emilia (Iren); Comune di Parma (Iren); Comune di Piacenza (Iren); Comune di Modena (Hera); Comune di Imola (Hera); Comune di Ravenna (Hera); Comune di Trieste (Hera); Comune di Padova (Hera); Comune di Udine (Hera); e qui ci fermiamo.

Gli extra profitti incamerati dalle società dell'energia grazie alla differenza tra i costi di produzione e i prezzi sui mercati internazionali di elettricità e gas, valgono nel solo 2022 la bellezza di 27,9 miliardi di euro. Un pozzo al quale il governo, anche su sollecitazione dei sindaci, può attingere per reperire risorse da destinare alla riduzione delle bollette pagate da utenti e imprese. Per questo, i consumatori hanno ai comuni italiani – attraverso l’Anci - di "destinare interamente gli utili garantiti dalle partecipazioni nelle società energetiche alla lotta al caro bolletta, superando la logica del profitto che in questo momento appare inaccettabile e immorale, e rinunciando - così come fatto durante la pandemia - all'esigenza del pareggio di bilancio".

Le associazioni promotrici sono Adiconsum, Adoc, Adusbef, Associazione Utenti dei servizi radiotelevisivi, Assoutenti, Casa del Consumatore, Codacons, Codici, Confconsumatori, Lega Consumatori, Udicon.

Esse in sostanza propongono una nuova stagione nelle scelte economiche delle utility dei Comuni, per procedere si proceda a dare indicazioni agli amministratori per raffreddare immediatamente il prezzo dell’energia, vendendola al puro costo e vincolando per il 2022 gli utili, destinandoli in primo luogo alle bollette delle fasce deboli della popolazione e alle imprese ed aziende strategiche del territorio nella produzione e nei servizi di trasporto, sanitari, sportivi e culturali. Ora tocca ai sindaci.