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Il Pd blinda le toghe rosse: vogliono insabbiare la richiesta di indagini sugli scandali giudiziari

F.S.
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No, non ne vogliono sapere di indagare sulla magistratura di parte. Pd, Cinque stelle, Leu, stanno tentando di affossare nella commissione giustizia del Senato la proposta di un’inchiesta parlamentare sui recenti scandali giudiziari emersi anche con l’indagine su Luca Palamara. Ci sono tre proposte di commissione d’inchiesta presentate dai vari gruppi del centrodestra: la prima a firma di Annamaria Bernini di Forza Italia, quella di Fratelli d’Italia, sottoscritta da Alberto Balboni, e quella depositata dal presidente della commissione giustizia, il leghista Andrea Ostellari. Ieri si è cominciato a discuterne a Palazzo Madama e dai primi interventi in commissione da Pd e Cinque stelle si è alzato un muro: ci sono altre priorità, è il ritornello di chi non vuole che si vada a fondo sulle distorsioni del sistema giudiziario emerse anche con l’inchiesta Palamara.

 

 

Quell’indagine – ha denunciato il relatore delle proposte di legge – il leghista Pepe, mette a nudo le ombre esistenti “sul principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, descrivendolo come un usbergo dietro il quale si nasconde in realtà il massimo della discrezionalità dei pubblici ministeri”. E dal ddl Ostellari si nota come Palamara, nel tentativo di articolare la propria difesa in seno al pro- cedimento disciplinare che lo riguardava, “aveva depositato una lista testi di ben 133 persone, tutte individuate tra magistrati ed esponenti politici, al dichiarato scopo di dimostrare che la contestazione disciplinare a lui singolarmente mossa altro non era che il normale modo di agire del sistema delle correnti allorquando andava trovato un accordo per la designazione di un magistrato ad un incarico direttivo”. Ma il Csm evitò di sentirli. La contraerea rispetto al tentativo di fare luce con un’inchiesta parlamentare monocamerale ha visto come alfiere il senatore Mirabelli dei Pd. E’ sato proprio lui a indicare “altre priorità per il sistema   giustizia come la legge sull’ordinamento giudiziario, la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, l’impatto dei referendum sulla giustizia”, ed altro ancora. Come se la verifica dell’esercizio corretto dell’azione giudiziaria non debba essere considerato doveroso.

 

 

Ovviamente, a braccetto con Mirabelli è andata la senatrice grillina Maiorino, senza alcun intervento concreto sul tema. Invece, ha detto sì alla commissione d’inchiesta il parlamentare di Italia Viva Cucca, che ha evidenziato come l’eventuale riforma del Consiglio Superiore della Magistratura non cancellerà nei cittadini le perplessità che determinati fatti hanno fatto emergere. Se ne tornerà a parlare nelle prossime sedute, auspicando una celere definizione dell’iter delle proposte che giacciono in commissione. Se il Parlamento accetterà di verificare le anomalie emerse, ne guadagneranno la credibilità della politica e della stessa giustizia. Perdere un’occasione del genere non rappresenterebbe altro che una resa a sistemi in voga da troppo tempo e che i cittadini chiedono di cancellare definitivamente.
F.S.

 

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