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Matteo Salvini vince il primo round sui referendum e tenta di riunire il centrodestra. Fratelli d'Italia lo gela

Donatella Di Nitto
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Cinque su sei. La Corte Costituzionale dà il via libera ai quesiti referendari sulla giustizia presentati da Lega e Radicali, bocciando solo quella sulla responsabilità civile dei magistrati. Dunque gli italiani, molto probabilmente a primavera, potranno esprimersi sulla cancellazione della legge Severino, la separazione delle carriere dei magistrati, la stretta alla custodia cautelare, sul via libera alle candidature per il Csm senza bisogno di un numero di firme tra 25 e 50 e sul voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni dei magistrati. Un successo per Matteo Salvini, che esulta al termine della pronuncia della Consulta, che ieri ha avuto un «comunicato» d'eccezione: Giuliano Amato, fresco di nomina a presidente della Corte. «È una bellissima giornata per l'Italia, non per la Lega. Un passo in avanti per milioni di italiani in attesa di giudizio», dice il leader leghista. Che rimarca: «Sono felice e orgoglioso, festeggiamo. Quello che il centrodestra non è riuscito a fare per 30 anni, ora lo faranno i cittadini».

 

 

Il segretario del Carroccio lancia anche un messaggio, tagliente, a Fratelli d'Italia, che fa sapere di voler appoggiare solo due dei cinque quesiti, separazione delle carriere e Csm: «Mi aspetto i no dei 5 Stelle e della sinistra. Ma su questo può nascere un centrodestra garantista. In una giornata come questa non ho tempo per le polemiche». Dal fronte M5S viene confermata invece la contrarietà ai quesiti, anche se Giuseppe Conte annuncia che consulterà gli iscritti e nel frattempo apre la porta al confronto sulla responsabilità dei giudici, purché si parte da una base indiretta e non diretta risarcitoria verso i magistrati. Intanto la Consulta arriva quando il Parlamento si prepara ad esaminare la riforma del Consiglio superiore della magistratura, varata dal Cdm la scorsa settimana. La commissione Giustizia della Camera, che doveva stabilire il timing ieri, è stata costretta a rinviare la calendarizzazione perché non sono ancora pronti gli emendamenti del governo. L'iter, tuttavia, confidano dalla commissione, non dovrebbe fallire i due obiettivi: quello di far svolgere le elezioni a palazzo dei Marescialli a luglio con le nuove regole e disinnescare i tre referendum ammessi (sulla separazione delle funzioni, sulle firme per presentare le candidature per il Csm, e sulla presenza dell'avvocatura nei Consigli giudiziari).

 

 

Il testo Cartabia dovrebbe arrivare in aula, alla Camera, in prima lettura a fine marzo, molto probabilmente mentre si sarà già attivata la campagna referendaria leghista, tutt'altro che silenziosa. E sulla separazione delle funzioni dei magistrati il quesito chiede la cancellare totale della possibilità di passare da una funzione all'altra nel corso di una carriera, mentre la riforma prevede che i passaggi siano solo due: il centrodestra ne vorrebbe solo uno. Sul diritto di voto degli avvocati nei Consigli giudiziari, il testo di riforma, se approvato in tempo annullerebbe di fatto il referendum, visto che - superando una lunga querelle sul cosiddetto «diritto di tribuna»- gli avvocati avranno acquisito la possibilità di esprimersi anche sulle «pagelle» dei giudici.

 

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