L'Aria che Tira, la rivelazione di Augusto Minzolini: “Ero di sinistra, poi…”. L'accusa alla magistratura: meccanismo perverso
A 30 anni dal processo Mani Pulite si discute della giustizia nello studio de L’Aria che Tira. Nella puntata del 17 febbraio del talk show di La7 condotto da Myrta Merlino arriva la rivelazione sul passato da parte di Augusto Minzolini: “Si sottovaluta il tema giudiziario. Io ai tempi avevo un orientamento di sinistra, quello che mi ha fatto cambiare un po’ idea e fatto capire che sotto certi aspetti bisogna essere più imparziali e riflessivi e che le cose possano essere più complesse di quanto uno possa immaginare è stato il trovarmi davanti all’hotel Raphael il giorno delle monetine a Bettino Craxi. Lì ti dà l’idea di come la giustizia non possa essere amministrata in quella maniera, non può essere una cosa mediatica, non può essere un linciaggio. 30 anni passati come li abbiamo passati e con un Paese che non ha una grande classe dirigente porta a rivedere quella storia. Questi referendum non vanno sottovalutati e hanno questo scopo. È da quel momento in cui si è creato un meccanismo perverso, con gli equilibri del potere che si fumano e la magistratura immagina di esercitare una sorta di influenza ed orientamento sulla politica".
Draghi fa lo scaricabarile e lascia tutte le grane al Parlamento. E i partiti litigano
"È questo il punto su cui ragioniamo da 30 anni - prosegue Minzolini - e che non riusciamo a risolvere. Non si è riusciti a fare una riforma della giustizia perché non è mai stato permesso di legiferare in Parlamento. È un potere che si è organizzato affinché si evitasse tutto ciò. Il referendum è una strada obbligata. Siamo arrivati ad un punto in cui l’ex segretario del Pd denuncia i pm. Chiunque ha fatto politica si è trovato davanti a questa situazione”.
La Maglie senza esitazioni: “Il centrodestra non c'è”. E sui referendum appoggia Salvini
L’invettiva di Minzolini sulla giustizia continua e secondo il direttore “sarebbe stato meglio se fossero stati ammessi tutti i referendum. Ma quei cinque rimasti sono importanti. Dipende da come si imposta la campagna referendaria. Bisogna partire - spiega - dal presupposto che il gradimento nei confronti dei magistrati è sceso al 13%. La campagna elettorale la fai sulla giustizia giusta. Non c’è giustizia giusta oggi. I nodi arrivano al pettine. Non siamo arrivati ai referendum perché è stata scelta questa strada, ma perché il Parlamento, per una serie di lobby all’interno che hanno favorito e difeso il privilegio dei magistrati, non è riuscito a legiferare. Il cittadino - conclude - sa benissimo che c’è sempre un problema quando si entra nel processo. Il problema non è difendersi nel processo, ma dal processo. L'argomento interessa eccome”.