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DiMartedì, Marco Travaglio stronca Matteo Renzi e critica Mario Draghi: “Nasconde la sconfitta Quirinale”

Marco Travaglio è il primo ospite della puntata del 15 febbraio di diMartedì, programma di La7 condotto da Giovanni Floris, e subito il padrone di casa gli ricorda la frase di Mario Draghi, che ha bacchettato i partiti che provano a trovargli una poltrona affermando che lui si trova un lavoro da solo: “Mi ha ricordato - dice il direttore de Il Fatto Quotidiano - la fiaba della volpe e l’uva, quando la volpe cerca di acchiappare l’uva e non ci arriva e poi dice ‘vabbè in fondo era acerba’ e se ne va. Draghi ci ha provato eccome a farsi trovare un lavoro dai partiti, non trovarselo da solo. Ha fatto consultazioni frenetiche giorno e notte fino al pomeriggio del venerdì, quando ha capito che non ce n’era proprio, l’ultimo incontro è stato con Matteo Salvini in via Veneto. Non l'hanno mandato al Quirinale e quindi ora cerca di nascondere quella sconfitta, così come fa la volpe dicendo che un lavoro se lo trova. Mica tanto…”.

 

  

 

Si passa poi all’inchiesta sulla fondazione Open e alle accuse di Matteo Renzi ai magistrati che indagano su di lui e hanno richiesto il rinvio a giudizio: “Non credo che l’opinione pubblica si sia schierata dalla sua parte, sta al 2% o sotto nei sondaggi. Faccio notare che se un giornalista dicesse non un centesimo, ma un decimillesimo di quello che ha detto il padre di Renzi dei collaboratori di Renzi e di quello che ha detto Renzi dei due magistrati, Renzi avrebbe già chiesto non so quanti milioni di danni a quel giornalista. O si querelano in famiglia o potrebbe anche piantarla di querelare giornalisti che fanno il loro lavoro o il loro mestiere - sottolinea Travaglio -. Sull’accusa ai magistrati lui usa il metodo Berlusconi. Invece di dire che è innocente e portare elementi a suffragio della sua difesa dice che il pm è un porco, un mascalzone, come se tra l’altro quello che fa il pm spostasse quello di cui è accusato lui e la sua famiglia. È uno strano modo di difendersi. Io quando mi accusano di un reato - conclude il giornalista - dico che non è vero, non dico che il pm è un mascalzone. Ed io non sono un politico, lui lo è e avrebbe il dovere di rispettare le altre istituzioni, avendo lui doveri più alti di me”.