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I grillini si affidano al ricorso contro la sospensione di Giuseppe Conte. Ma la difesa è già bocciata

Gaetano Mineo
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I legali del MoVimento Cinque Stelle hanno presentato ricorso contro la decisione del tribunale di Napoli che ha sospeso le deliberazioni pentastellate relative alle ultime modifiche statutarie nonché all'elezione alla presidenza di Giuseppe Conte, ripristinando la validità dello statuto del 2017. E così lo psicodramma 5 Stelle continua a tenere banco e a maggior ragione adesso che la tragedia va trasformandosi in farsa grazie alla decisione del Tribunale. Non trova pace, dunque, la leadership di Conte. Un leader in pectore per diversi mesi, prima di essere eletto dagli iscritti e che ora vede la sua presidenza tornare «in pectore» in quanto intrappolata tra le maglie della giustizia. A tingere di giallo la vicenda, l'enigmatica iscrizione dell'ex premier al M5S e che farebbe parte del reclamo presentato al tribunale di Napoli dall'avvocato Lorenzo Borrè a nome di un gruppo di attivisti grillini e contro il quale, come detto, il M5S ha depositato venerdì il ricorso. L'atto giudiziario è basato sull'articolo 669-decies del codice di procedura civile, secondo cui «il giudice istruttore della causa di merito può, su istanza di parte, modificare o revocare con ordinanza il provvedimento cautelare (...) se si verificano mutamenti nelle circostanze o se si allegano fatti anteriori di cui si è acquisita conoscenza successivamente al provvedimento cautelare».

 

 

Ed è proprio su «fatti anteriori...» che i legali scommettono. In pratica, la difesa punta su uno scambio di mail tra Vito Crimi e Luigi Di Maio che dimostrerebbero - secondo il M5S - come il regolamento del comitato di garanzia che esclude dall'assemblea gli iscritti da meno di sei mesi fosse in vigore già dal novembre del 2018, al contrario di quanto si legge nell'ordinanza, che ha disposto la sospensione dello statuto perché «l'assemblea del 3 agosto 2021 è stata indetta con l'esclusione degli iscritti da meno di sei mesi (...) in assenza di un regolamento adottato dal Comitato di garanzia, su proposta del Comitato direttivo». In sostanza, queste mail, secondo il legali, certificherebbero la regolarità delle delibere. Ma è dalla Rete che arriva la «bocciatura» della linea difensiva dei legali del movimento. Si tratta di un commento dell'avvocato Borrè, a un laconico post sui social: «Proverbio del giorno. "Due mail non fanno un regolamento". La stessa verità della ballata su Jacques II de Chabannes, signore di La Palice (o Lapalisse), che un quarto d'ora prima di morire era ancora vivo. Il proverbio è la punta dell'iceberg. Sotto, stratificate, tante altre considerazioni. Ma a loro tempo e luogo", scrive il legale degli attivisti.

 

 

Un fatto è certo, il M5S è sempre più diviso tra i nostalgici delle «scatolette di tonno» e i draghiani. A rimarcare il solco, la «bocciatura» del Superbonus proprio da parte di Mario Draghi, sia per le frodi, sia per i controlli. Una bandiera pentastellata che rischia di ammainarsi. Da qui la dure reazione dei 5stelle. «È necessario e urgente che il ministro Franco venga a riferire in Parlamento per fare chiarezza sulle frodi legate ai bonus edilizi, ma una cosa è certa: chi associa i 2,3 miliardi di frodi al Superbonus 110% dice il falso» sbotta Davide Crippa, capogruppo 5 Stelle alla Camera, in riferimento alle esplicite dichiarazioni del premier in conferenza stampa. E va da sé che in merito non c'è traccia di nota da parte di Luigi Di Maio che mai come in questo governo sembra aver dismesso i panni di grillino. Infine, la sintesi sembra tirarla fuori Alessandro Di Battista. «L'inizio della crisi del M5S non viene dal tribunale di Napoli, viene dalla scelta» di appoggiare il governo Draghi: «Il governo Draghi è stato realizzato esclusivamente per fottere il M5S», chiosa il rivoluzionario.

 

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