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Giustizia, Andrea Ostellari: "Sul Csm serviva più coraggio. Primo passo per un cambiamento storico"

Pietro De Leo
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Il senatore Andrea Ostellari, della Lega, è presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama. Il Tempo lo raggiunge all'indomani dell'approvazione della riforma della Giustizia in Consiglio dei Ministri.

Qual è il giudizio della Lega sulle norme della giustizia approvate?
«È un primo passo, soprattutto per quanto riguarda il divieto di tornare a svolgere funzioni giurisdizionali per tutti i magistrati con incarichi elettivi o di governo. Aiuterà ad aumentare la terzietà e l'autonomia che tutti invocano».

Cosa manca?
«Il coraggio di affrontare tutte le problematiche sul tavolo. Il funzionamento del sistema giustizia è fondamentale e la politica, con il giusto dibattito e il dovuto coinvolgimento, deve assumere le decisioni utili per rilanciarla».

 

 

C'è chi dice che questa riforma nell'elezione del Csm non metterà fine all'enorme peso delle correnti. Lei come la vede?
«È vero. Occorre intervenire in modo più deciso. Troppe volte abbiamo assistito a riforme che hanno eluso la questione: il peso delle correnti può essere ridimensionato solo a partire da una rivoluzione nel sistema di elezione dei componenti del Csm».

Il governo non ha posto la fiducia. Quanto esiste il rischio di un Vietnam parlamentare? E in caso, su quali temi si potrà sviluppare l'incaglio?
«Difendo ruolo e prerogative del Parlamento. Quindi bene che la fiducia non sia stata posta da Draghi e che scelte fondamentali per il destino del Paese passino attraverso il dibattito parlamentare, che auspico sarà ispirato da sentimenti di collaborazione lasciando spazio adeguato sia alla Camera che al Senato».

La riforma è stata approvata dopo una gestazione piuttosto lunga. Anche se non ci sarà questione di fiducia, il governo può rischiare sul dossier giustizia?
«Mi auguro di no. Non abbiamo bisogno di crisi, ma di soluzioni. È pur vero che le sensibilità nei vari schieramenti sono molte. Serviranno maturità e capacità di sintesi».

 

 

Lei da presidente della Commissione in Senato, in questi anni ha percepito un cambio d'approccio da parte di forze tradizionalmente giustizialiste come Pd e M5S?
«Anche forze che prima gridavano in piazza, inneggiando alle manette, hanno fatto i conti con la macchina del fango da loro stesse inventata. Noi siamo e rimaniamo garantisti e combattiamo il populismo giustizialista con la credibilità e la preparazione».

Il 15 la Corte Costituzionale si pronuncerà sui quesiti referendari riguardanti la Giustizia. Nel caso in cui dovesse passare il guado della Consulta, referendum e iter parlamentare della riforma non rischiano di avvitarsi?
«Direi di no. I due percorsi sono paralleli e, anzi, credo che quello referendario porterà ottimi frutti. Gli italiani hanno chiesto di esprimersi. È giusto che lo facciano, indicando alla politica la strada da seguire».

 

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