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Il Pd ora cerca l'inciucione: apertura a Forza Italia e Mario Draghi bis dopo il 2023

Daniele Di Mario
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Archiviata la partita del Quirinale, il Partito democratico lavora al secondo bis: dopo quello di Sergio Mattarella al Colle, la conferma di Mario Draghi a Palazzo Chigi oltre il 2023 e la fine dell'attuale legislatura. Per raggiungere l'obiettivo c'è una sola strada: tornare al proporzionale e costruire sulla nuova legge elettorale un'«alleanza Ursula» in grado di avere in Parlamento i numeri per sostenere il premier. Una maggioranza che potrà essere molto simile a quella attuale, facendovi ricomprendere anche i movimenti centristi e Forza Italia. E, magari, la Lega. Uno scenario che il sindaco di Bergamo Giorgio Gori disegna in una intervista a la Repubblica, seppur senza scendere troppo nei tecnicismi. «Quando parlo della collaborazione tra i riformisti, dai socialisti ai liberali, alludo a uno schema che possa andare anche oltre gli schieramenti classici, relegando all'opposizione i populisti e le forze anti-europee. Di questo schema il Pd può e deve rappresentare l'asse portante», spiega Gori che non esclude un governo Draghi oltre il 2023, «prospettiva» che gli pare anzi «auspicabile». Porte aperte quindi a Forza Italia, con Fratelli d'Italia relegata all'opposizione. Quanto al Carroccio, dipenderà da Matteo Salvini: se intraprenderà un nuovo percorso europeo, avvicinandosi al Ppe e lasciando stare toni populisti e figure come Orban e la Le Pen se ne potrà parlare.

 

 

Le parole di Gori non sembrano giungere come un fulmine a ciel sereno dalle parti del Nazareno. Tutt'altro. «Condivido l'analisi - dice il senatore Dem Andrea Marcuci - Il Pd deve puntare a un'alleanza europeista e ambientalista con i riformisti aperta a Forza Italia. In questa prospettiva, dopo il 2023, il miglior presidente del consiglio sarebbe Mario Draghi, per completare il suo lavoro». E segno che lo schema-Gori sia il progetto politico sul quale lavorerà il segretario democratico Enrico Letta, lo dimostrano le parole della capogruppo Pd al Senato Simona Malpezzi. «Noi - dice siamo per il rafforzamento del campo largo: ci rivolgiamo a tutte le forze, anche a quelle al centro, che si riconoscono in un campo valoriale e politico alternativo a quello della destra. Lavoriamo per costruire un fronte largo aperto alle forze progressiste e riformiste, capace di parlare a più mondi possibili». «Le forze che potrebbero costituire questo campo hanno lavorato molto bene insieme durante l'elezione del Presidente della Repubblica, mantenendo un fronte saldo e compatto e preservando due elementi fondamentali: la stabilità di governo e la necessità di eleggere il Presidente dentro il perimetro della maggioranza che sostiene Draghi. Abbiamo proposto un metodo unitario che ha prodotto un risultato importante per il Paese. Adesso è importante continuare a lavorare per la stabilità», aggiunge la Malpezzi.

 

 

E mentre Matteo Salvini dice di voler lavorare per unire il centrodestra superando gli egoismi, da FI non arrivano commenti. Autorevoli fonti parlamentari azzurre rimarcano la linea di Silvio Berlusconi spiegata più volte da Antonio Tajani e Licia Ronzulli: Forza Italia vuola ricostruire e rinnovare il centrodestra, rappresentandone il centro popolare e liberale. Con l'attuale legge elettorale l'alleanza con Lega e FdI è obbligata e da Arcore la linea resta di non mettere in discussione il maggioritario. Ma - fanno notare i dirigenti forzisti - sui territori già dalle prossime elezioni amministrative si assisterà ad alleanza tra FI e il Pd. Un caso su tutti: Viterbo, dove l'intesa pare già essere a uno stato avanzato. Intanto, le grandi manovre al centro proseguono. Dopo Giovanni Toti, anche Luigi Brugnano apre a una federazione tra Coraggio Italia e Italia Viva di Matteo Renzi, «ma ognuno con la propria autonomia. Con Toti e Quagliariello ci chiariremo. Nei prossimi giorni ci sarà un vertice a Roma». L'Ufficio di presidenza di Noi con l'Italia ha invece dato mandato a Maurizio Lupi per «rafforzare il centro del centrodestra con il lavoro tra le forze che si riconoscono nel Ppe e favorire il dialogo tra le forze della coalizione, a partire da Lega e FdI. Sarebbe assurdo disperdere un così ampio consenso, si deve lavorare per rilanciare la coalizione sulla base di progetti politici condivisi, continuando a sostenere la necessità di un sistema elettorale maggioritario, cheche garantisca la governabilità».

 

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