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Soldi per luce e gas, cosa fa Draghi contro il caro bollette
Soldi contro il caro bollette. Draghi annuncia interventi contro i rincari energetici di luce e gas. Il governo punta a varare la prossima settimana nuove misure per frenare l’impatto dei rincari di luce e gas, mentre cresce il pressing politico per un intervento immediato. L’obiettivo è di mettere in campo una dote compresa tra i 5 e i 7 miliardi, per garantire «un adeguato sostegno» per il secondo trimestre dell’anno. Aiuti mirati a famiglie e imprese in difficoltà ma senza ricorrere a un nuovo scostamento di bilancio.
«Il governo sta preparando un intervento di ampia portata nei prossimi giorni», ha annunciato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in visita a Genova. «Il governo - ha detto il premier Draghi nel suo intervento a palazzo San Giorgio - non dimentica il presente e il presente ci fa vedere una realtà caratterizzata dalle difficoltà che famiglie e imprese hanno per l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica». Il decreto dovrebbe aggirarsi intorno ai 5-7 miliardi, ha spiegato il sottosegretario al Mef, Maria Cecilia Guerra: «Non è il momento per decidere uno scostamento, se si rendesse necessario il governo lo valuterà. Ci sono risorse che si stanno mettendo in fila, guardando ad alcune economie di bilancio si arriverà alla cifra di 5-7 miliardi».
L’annuncio del premier risponde all’ondata di sollecitazioni, ormai quotidiane, che arrivano dal mondo politico e produttivo. Sul caro bollette, è tornato a premere Matteo Salvini chiedendo di «intervenire entro una settimana con una nuova tranche da cinque miliardi per aiutare famiglie e imprese». Per il leader della Lega, l’emergenza energetica si supera «stoccando ed estraendo più gas: senza cambiare la norma si può raddoppiare il gas italiano». Giorgia Meloni garantisce che Fratelli d’Italia «è pronta a dare il suo contributo e a fare le sue proposte in Parlamento», ma «senza fare sconti». In pressing anche Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle: «Il problema del caro bollette in questo momento è il più serio. Il governo sta lavorando a una soluzione e noi chiediamo che sia una soluzione strutturale».
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Mentre il Pd sollecita «interventi immediati e incisivi» a sostegno di tutti i settori in difficoltà. L’esecutivo non intende ricorrere a un nuovo aumento del deficit, piuttosto punta a mantenere una linea prudente sui conti. Per finanziare i nuovi interventi una base di partenza potrebbero essere gli 1,5 miliardi stimati dalla Ragioneria dello Stato dalla restituzione introdotto nel decreto Sostegni ter dei cosiddetti extraprofitti delle rinnovabili. Nella relazione tecnica del provvedimento si legge che la norma «intende stabilizzare il trattamento di tutti questi impianti, vincolando gli operatori a restituire gli extra-profitti guardando alla vendita dell’energia rispetto a un prezzo "equo" ante-crisi, con un meccanismo "a due vie"». Si spiega quindi che «imponendo il differenziale di prezzo mensile a una produzione complessiva di 19 TWh realizzati fra febbraio e dicembre 2022, ipotizzata esente da contratti bilaterali sulla base dei dati attualmente disponibili, si perviene a una stima di 1,5 miliardi di euro per alimentare il fondo presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali». Tale stima viene definita «ragionevolmente conservativa in quanto non sono conteggiati, in quanto non noti, i volumi associati a contratti bilaterali con prezzi maggiori al valore di prezzo indicato e dai quali è ragionevole attendersi ulteriori risorse per alimentare il predetto fondo». Si conta di attingere anche ai proventi delle aste CO2. Parte di questi fondi è già stata utilizzata per azzerare per il primo trimestre gli oneri generali di sistema per tutte le medio-grandi imprese con potenza pari o superiore a 16,5 kW, come previsto dal dl Sostegni ter.
Cresce intanto il grido d’allarme delle categorie produttive. Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato in videoconferenza il coordinamento nazionale delle associazioni dei gestori delle piscine italiane. Si tratta di un comparto (3000 impianti natatori, 1500 società di gestione, oltre 200 mila lavoratori e 5 milioni di utenti) in profonda sofferenza, a causa della pandemia e del caro bollette. Giorgetti ha raccolto le istanze del settore impegnandosi a portare avanti nelle sedi opportune le richieste per evitare che la crisi si trasformi in una chiusura generalizzata degli impianti. In particolare, il coordinamento chiede di essere inserito nelle misure già approvate e in quelle future per calmierare il caro energia, di poter usufruire del "bonus 110" per gli interventi su tutto l’edificio e non solo per gli spogliatoi e il rafforzamento del fondo perduto previsto dal decreto Sostegni ter per le attività costrette alla chiusura. E monta anche la protesta dei sindaci contro i rincari dell’energia.