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A destra è rotta continua. Scintille Salvini-Meloni, e Berlusconi prova a ricucire

Tommaso Carta
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L’unica certezza è che Giorgia Meloni e Matteo Salvini prima o poi dovranno tornare a parlarsi. Meglio prima, se si considera che alle porte ci sono le amministrative e, se i leader della destra non vogliono consegnare in blocco alla sinistra una ventina di città capoluogo, dovranno rinverdire l’alleanza. Ma la ricomposizione non avverrà oggi e neppure domani. Perché i postumi della battaglia del Quirinale sono ancora tangibili e la temperatura dei botta e risposta non accenna a raffreddarsi.

 

A tentare la mediazione è il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che sembra addirittura voler «commissariare» i due alleati litiganti e assumersi l’onere di rivitalizzare la coalizione. «Se necessario sono pronto a rifondare il centrodestra. Bisogna pensare al 2023 - dice in un’intervista a "Chi" - quando la maggioranza degli italiani si esprimerà, ne sono certo, per un centrodestra di governo che dovrà completare il lavoro di questi mesi. Nel frattempo, però, bisogna consolidare il buon lavoro del governo Draghi: il Paese ha bisogno di stabilità e di continuità». «I rapporti personali con Salvini e Meloni - aggiunge il Cavaliere - sono sempre stati molto cordiali, le valutazioni politiche non sempre coincidono. Del resto, se fosse così saremmo un partito unico e non una coalizione. Però il centrodestra che io ho fondato nel 1994 è un’alleanza scritta non da un notaio, ma nel cuore degli italiani».

 

Peccato però che i toni restino accesi, i contatti fra i leader sono ridotti all’osso e la temperatura è sempre alta.

Dal canto suo, il leader della Lega, Matteo Salvini, non cambia la linea del post Quirinale al microfono di Radio Libertà: «Qualcuno ha tradito ma io lavoro per ricostruire con quelli che ci sono. Non obbligo nessuno a rimanere, se qualcuno vuole vincere o perdere da solo vada pure». E ancora: «Abbiamo davanti delle sfide epocali e dovremmo cercare di vincerle tutti insieme. Il popolo, visti gli ultimi sondaggi, si astiene e noi abbiamo il dovere di parlare a questa gente. Se litighiamo, ci diviamo o perdiamo tempo giustamente quando si andrà a votare staranno tutti a casa». Intanto, il segretario del Carroccio, risultato positivo al Covid il 3 febbraio scorso, farà il tampone sabato e, «in caso di negatività, si rimette faccia fuori».

 

E Giorgia Meloni? La presidente di Fratelli d’Italia, che domani potrebbe tornare a Mediaset ospite di «Dritto e rovescio» di Paolo Del Debbio, non si nasconde dietro un dito. Esclude un incontro a breve con gli altri leader del centrodestra e, quindi, confida: «Io non sento Salvini da prima che votasse Mattarella, ho sentito Berlusconi due giorni fa. Lui dice "stiamo uniti", ma per carità: solo che non possiamo scriverlo sulla sabbia». La leader del partito di destra pensa anche al futuro: «Io mi preparo per il Governo, con l’opposizione che ci faccio? È una vita che danno FdI per spacciata o che vogliono chiuderci in un angolo ma non ci sono mai riusciti. Io lavoro per diventare primo partito dopodiché do le carte. Per questo sono per il maggioritario». Secondo Meloni, insomma, «la destra va bene, FdI molto bene. Il resto della coalizione attualmente ha enorme difficoltà, sul piano parlamentare ha dimostrato la sua inconsistenza. Ciò non toglie che rappresenta la maggior parte degli italiani e credo sia giunta l’ora di fare chiarezza».

Se a destra si fatica a ricomporre, anche la presunta federazione di centro sconta più di una difficoltà. In particolare i contatti avviati sull’asse Toti-Renzi avrebbero infastidito l’altra «gamba» di Coraggio Italia, quella guidata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che non condivide la sterzata centrista del governatore ligure e sarebbe già pronto a celebrare il divorzio. Arricchendo la pletora di partitini e leader vogliosi di ricostruire un «polo moderato». Ma non essendo in alcun modo disponibili ad archiviare le ambizioni personali.

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