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Otto e mezzo, Giuseppe Conte fa sbroccare Giannini: "Vede che i giornali sbagliano". Il direttore lo massacra

Giada Oricchio
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Scontro tra Giuseppe Conte, presidente “sospeso” del M5S e i giornalisti a “Otto e Mezzo”, il talk politico di La7, lunedì 7 febbraio. Il Quirinale, il duello con Luigi Di Maio (“Non è nell'orizzonte una sua espulsione ma é ovvio che da ex leader ha delle responsabilità in più. Davanti a un attacco così plastico, in televisione, non si può fare finta di nulla e in passato altri sono stati espulsi per molto meno”), il Tribunale di Napoli che accoglie un ricorso sulla leadership dell’avvocato, il terzo mandato, l’ipotetico asse gialloverde (“una sciocchezza” secondo Conte) e infine la critica alla stampa.

C’è tutto nell’intervista tambureggiante di Gruber e colleghi a Conte che esce dal confronto un po’ come un pugile suonato. Il presidente dei 5 Stelle ha precisato che il Tribunale di Napoli non ha emesso una sentenza, ma un provvedimento cautelare: anche gli iscritti al Movimento da meno di sei mesi devono poter votare la sua leadership.

Così, in attesa della causa civile, tra qualche settimana i 5 Stelle torneranno al voto. In politichese però Conte aggiunge: "Non mi permetto di pensare o dire che è giustizia a orologeria, ma è curioso che una regola sempre applicata in quel modo con il vecchio Statuto, ora non vada bene per me”.

Poi rassicura che i rapporti con Draghi non sono “imbarazzanti” dopo che gli ha sbarrato la strada per il Quirinale, ma il direttore de “La Stampa”, Massimo Giannini, dice tondo e chiaro: “Non avete toccato palla”. Un’osservazione che fa rifugiare l’ex premier nel più trito e ritrito dei cliché: è colpa dei giornali.

Il capo del Movimento replica: “Forse Giannini è stato fuorviato dai giornali nei giorni delle Quirinarie scrivevano che Di Maio controllava i parlamentari e io no, non era così, sono teste pensanti che decidono. Ho lavorato con loro, con i capigruppo, in cabina di regia - dove c'era anche Di Maio - e abbiamo portato 230 parlamentari a votare uniformemente ma nessun giornale ce lo ha riconosciuto e ho dimostrato che i 230 del nostro gruppo hanno votato compatti. Il Mattarella bis è da intestare a noi” e poi lo scivolone: “Possiamo ripetere ai telespettatori delle litanie, ma non esce sconfitto il M5S, escono sconfitti i giornaloni che sostenevano che fosse meglio avere Draghi al Quirinale”.

Monica Guerzoni del “Corriere della Sera” esplode in un “Nooo, questo no”, Giannini si ribella e punge: “Non è da lei, lei è stato premier, non può parlare di giornaloni”. Ma Conte insiste con l’appellativo: “Beh c’era una linea abbastanza condivisa dai giornaloni a un certo punto hanno sostenuto che fosse meglio Draghi al Quirinale, il M5S invece compattamente ha ritenuto non fosse soluzione nell’interesse nazionale”.

Gruber lo invita a una maggior grammatica politica: “Togliamo dal tavolo la parola ‘giornaloni’” e Conte: “Va beh, grandi giornali? I giornali principali?”.E avanti con tanta confusione.

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