Otto e mezzo, Paolo Mieli fa già il funerale al centro: "Come D'Antoni e Fini con Monti"
Quale sarà il futuro delle grandi manovre al centro? I movimenti dei cosiddetti moderati nello scacchiere della politica all'indomani della rielezione del presidente Sergio Mattarella al Quirinale sommo al centro del dibattito venerdì 4 febbraio Otto e mezzo, il programma condotto da Lilli Gruber su La7. Ospite l'editorialista del Corriere della sera Paolo Mieli chiamato dalla padrona di casa una previsione sulle prossime elezioni: "Negli ultimi anni gli elettori hanno premiato il populismo e nazionalismo, ma con la riconferma di Mattarella e con due anni di pandemia alle spalle" che succederà?
Il suo partito si fonde con i totiani, il renziano lo scopre in tv: scena surreale
"Gli elettori premiano o il centrodestra o centrosinistra" è l'opinione di Mieli perché le operazioni nel campo mediano "faranno la fine del centro di Sergio D'Antoni che aveva come emblema Andreotti, del centro di Casini e Fini che avevano Monti" come riferimento. E la stessa sorte averanno quelli che oggi hanno Mario Draghi come riferimento, argomenta il giornalista. Alla fine Draghi "non si presterà a fare quello che ha fatto Andreotti" e in più oggi ci sono "delle teste calde che litigheranno tra di loro". Eppure Pier Ferdinando Casini oggi ha incontrato ad Arcore Silvio Berlusconi. Ma è stato eletto da Matteo Renzi nel collegio più rosso d'Italia, a Bologna, e credo proprio che si ricandiderà col Pd, non certo con Calenda..." è la previsione di Mieli.
Berlusconi incontra Casini ad Arcore, che succede nel centrodestra
Insomma, le spinte centriste in azione in questi giorni, con un centrodestra più moderato immaginato da Berlusconi per frenare Matteo Salvini e Giorgia Meloni, e il progetto di fusione tra i partiti di Matteo Renzi e Giovanni Toti, Italia Viva e Coraggio Italia., che stanno per varare il loro nuovo gruppo parlamentare "Italia al centro", sono tutte destinate a fallire?