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Cassese e il messaggio nascosto di Mattarella ai magistrati. Giustizia, terremoto Csm?

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C'è un messaggio nascosto nelle parole di Sergio Mattarella sulla giustizia contenute nel discorso del giuramento come presidente della Repubblica. In d"iscorsi di questo tipo bisogna vedere anche quello che non c'è, il non detto" commenta Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale ed entrato anche nel totonomi per il Quirinale dopo la visita di Matteo Salvini. 

 

Venerdì 4 febbraio il giudice e costituzionalista interviene a Tagadà, su La7, e fa un parallelismo con il Mattarella di sette anni fa. Nel primo discorso "c'era un omaggio al CSM, in questo non c'è" nota Cassese. Ma, dicevamo, oltre alle parole e gli applausi contano anche i silenzi. "Il presidente non ha menzionato la parola magica: autogoverno. Il presidente ha fatto sempre riferimento ad autonomia e indipendenza, che sono i termini che usa la Costituzione per l'ordine giudiziario - commenta Cassese -  Se invece legge una qualunque dichiarazione del CSM leggerà che c'è scritto che è un organo di autogoverno" dice a Tiziana Panella. "O uno non sa diritto oppure se lo sa sa bene, sa che la parola autonomia e la parola indipendenza sono molto diverse dalla parola autogoverno...". 

 

Insomma è questo il messaggio nascosto del presidente ai magistrati. "Il Presidente della Repubblica ha detto: signori, l'organo collegiale che io presiedo non è un organo di autogoverno ma un organo che costituisce uno scudo rispetto a interferenze di altri poteri" è la lettura del costituzionalista, "ma non conferisce all'ordine giudiziario il potere di autoamministrarsi".  

 

Non è finita qui. Cassese ricorda inoltre a che la Costituzione Italia è particolarmente parca nell'uso delle parole: "In un solo caso dice la stessa cosa due volte, quando dice che il Presidente della Repubblica presiede il Consiglio Superiore della Magistratura". Cosa vuol dire? "Il presidente della Repubblica è l'unico corpo istituzionalmente estraneo all'ordine giudiziario", salvo la rappresentanza minoritaria delle persone elette dal Parlamento, "all'interno del CSM. Questo silenzio assume un significato molto particolare". 

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