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Annamaria Furlan bocciata per la seconda volta dal Pd

Gianfranco Ferroni
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E due. Per la seconda volta Annamaria Furlan, già numero uno della Cisl, è stata bocciata dal Partito democratico. Il nome della sindacalista era stato fatto circolare dal Pd in occasione delle elezioni suppletive romane, quando poi la scelta è caduta su Cecilia D'Elia: era un seggio blindato, quello lasciato in eredità da Roberto Gualtieri divenuto sindaco di Roma, e Furlan aveva l'appoggio del segretario del partito, Enrico Letta. Ma non c'è stato nulla da fare, a livello locale «chi sta oggi al Nazareno non conta nulla», come dicono i fedelissimi zingarettiani. Dopo la prima bocciatura, ora è arrivata pure la seconda, per la povera Furlan: il suo nome piaceva a Letta (ti pareva) per la candidatura a sindaco di Genova.

 

 

Sì, perché Enrico la aveva pure inserita tra i saggi delle «agorà democratiche», per tenerla «ancorata» al partito. Ma in Liguria, alla faccia di chi pensa che tutti siano impegnati a guardare il Festival di Sanremo, ecco la nuova bordata contro Furlan: l'indicazione lettiana è stata respinta al mittente, definendola «al limite dell'ingerenza». Rapporti tesissimi, così, tra Roma e Genova: alla faccia di chi lancia le donne in politica, nel Pd in città piace Ariel Dello Strologo. Grande vittoria per il segretario genovese del Pd Simone D'Angelo, davanti al quale ha dovuto chinare la testa anche il responsabile degli enti locali del partito, Francesco Boccia. Ma che avrà fatto di male la Furlan per meritare questo? Chi ci guadagna, comunque, è il sindaco uscente Marco Bucci.

 

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