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Maxi truffa sui bonus di Conte. "Il Covid ci ha resi ricchi" e pure le leggi scritte con i piedi

Franco Bechis
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Il «Covid ci ha resi ricchi». E infatti si sono fregati 440 milioni di euro dalle casse dello Stato, finiti nella tasche di imprenditori, commercialisti, mediatori e semplici criminali che con una vera e propria truffa li hanno prelevati artificialmente dalla pletora di bonus e aiuti varati dal governo di Giuseppe Conte durante la pandemia (in particolare il superbonus edilizio e quello sugli affitti). La Guardia di Finanza e la procura di Rimini hanno portato alla luce quello che purtroppo in tanti temevano soprattutto al di fuori dei confini nazionali: quell'Italia già criminale o pronta a diventarlo non appena arriva qualche soldo pubblico a disposizione. Gli inquirenti se ne sono resi conto nel giugno scorso esaminando le carte del fallimento di una società dove gran parte dei crediti riportati in bilancio erano inesistenti e da lì hanno scoperto un vero e proprio sistema messo in piedi per truffare lo Stato con ramificazioni in molte Regioni di Italia, fra cui anche il Lazio.

 

 

Il conto presentato ieri dagli inquirenti è impressionante per l'entità della cifra sottratta allo Stato e anche per il numero di persone coinvolte: 78 indagati, 8 in carcere, 4 agli arresti domiciliari, 20 imprenditori interdetti dall'attività di impresa, 3 commercialisti (fondamentali nella truffa) interdetti dalla professione. Nove di queste persone, pizzicate per altro con trolley gonfi di banconote, avevano pure chiesto ed ottenuto il reddito di cittadinanza. C'è una intercettazione contenuta nell'ordinanza che però mette a fuoco il vero problema dietro questa truffa. A parlare è uno degli arrestati, organizzatore del sistema con cui prendere i bonus attraverso operazioni inesistenti: «Cioé, lo Stato italiano è pazzesco, è una cosa... vogliono essere fregati praticamente...». I truffatori, annota il gip, illustrano al telefono come avviare la fregatura allo Stato, evidenziando che tale agevolazione è anche estremamente vantaggiosa in quanto il credito di imposta è utilizzabile per compensare qualsiasi tributo senza alcuna limitazione, matura immediatamente nell'anno 2021 e non è differito come accade per il Sismabonus». E in effetti uno dei pizzicati spiega al telefono a un compare: «Quello della locazione è tutto nell'anno». E l'altro felice: «'Azzo! E cambia il discorso. Meno male che me l'hai detto». Il primo dettaglia: «Quello, hai capito, è tutto nell'anno ed è il 60% del canone». Risposta: «Perché vuol dire che tu devi dichiarare un canone il cui 60% ti dà quel valore lì». Il primo: «Minchia! Lo dichiari tu». L'altro gongolante: «Esatto!».

 

 

Il gip commenta amaro: «Inutile dire che le condotte degli indiziati, anche nell'ottica della missione della Repubblica di rimuovere gli ostacoli all'affermazione dell'eguaglianza sostanziale fra i cittadini, qui specificamente traguardata mediante il riconoscimento di una serie di provvidenze ai settori dell'economia reale ritenuti maggiormente bisognosi, si rivelano di una inaudita rimproverabilità e meritevolezza di pena... Non solo, ma l'autentica dedizione alla criminalità di profitto di molti degli indagati, già veri e propri habitué della frode... lascia presagire, in modo ragionevolmente certo, che gli stessi, in preda ad una sorta di ludopatia da reato, eluderebbero con disinvoltura, pur di continuare a delinquere o comunque pur di mettere al sicuro i profitti di reati già commessi». Sarà anche «ludopatia» del crimine come sostengono gli inquirenti con una espressione molto efficace, ma da Rimini esplode soprattutto con chiarezza il vero problema italiano: quando le leggi vengono scritte con i piedi da chi non sa farlo il risultato è identico a quello in cui le leggi vengono scritte fin dall'inizio con intento criminale. Con la buona fede si risolve poco se mancano le capacità e le competenze minime necessarie.

È stato proprio questo il tallone di Achille del governo giallorosso guidato da Conte, e soprattutto la presunzione di una giovane classe politica che ha pensato di costruire una Italia diversa avendo come unico bagaglio la propria onestà personale. Sono volati invece 440 milioni di euro pubblici fra le maglie larghe della loro incapacità e incompetenza nello scrivere leggi che ha fatto strabuzzare gli occhi a un piccolo gruppo di malfattori: «Ma dài, davvero ce la regalano così facile-facile?». Una lezione politica clamorosa. C'è da dire grazie alla guardia di finanza, alla Agenzia delle Entrate e ai magistrati di Rimini che sono riusciti a fermare questa clamorosa truffa. È l'unico biglietto da visita degno di questo nome che possiamo presentare a nostra difesa di fronte a chi leggerà quel che è accaduto in Germania, Olanda, Austria o Francia con il pensiero ai soldi del Pnrr che devono ancora dare all'Italia. Abbiamo una pessima classe politica e non possiamo difenderla, ma dentro il sistema abbiamo anticorpi forti che ancora riescono a neutralizzarla e a riparare ai pasticci che loro provocano.

 

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