stelle cadenti
Nel Movimento 5 Stelle è guerra sui social. I fedelissimi di Giuseppe Conte insultano Luigi Di Maio
La guerra interna nel MoVimento 5 Stelle, imploso nel corso della partita del Quirinale e dopo la rielezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è ormai senza esclusione di colpi e si sposta da tv e giornali ai social. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non se le sono mandate a dire, sembrano di fatto due separati in casa e rappresentano due M5S distinti e contrapposti. Così, mentre l'ex grillino Alessandro Di Battista dice senza mezzi termini che al ministro degli Esteri «interessa solo il potere», anche i fedelissimi del nuove presidente e capo politico pentastellato mettono nel mirino Di Maio. Domenica sera l'hashtag «DiMaioout» era di tendenza ma è stato smentito perché «fake». I dimaiani reagiscono all'artiglieria dei contiani: bisogna avere l'intelligenza di saper distinguere l'utilità di un risultato dalla coerenza del percorso che si è seguito per raggiungerlo. «È evidente che la gestione politica di queste elezioni per il Quirinale da parte dei leader di partito non sia stata né esemplare né brillante. Ed evidenziarlo come molti hanno fatto, anche Luigi Di Maio, non può essere una colpa», scrive un attivista online.
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Il deputato Davide Serritella osserva, sempre sui social: «In queste ore Di Maio è attaccato per aver detto la verità. Ovvero che in questa settimana l'elezione del presidente della Repubblica è stata evidentemente gestita malissimo. Fare una dichiarazione sulla Belloni senza interpellarci è stato un grande sgarbo, visto che in Aula avremmo votato noi parlamentari. Ancor di più è stato ingenuo e da folli uscire con la notizia - appresso a Salvini - che fino a quel momento aveva sbagliato tutto quando ancora non c'era accordo politico condiviso con gli altri. Non si può fare. Per questo ci siamo ritrovati in difficoltà e in imbarazzo, anche perchè in questo modo la Belloni è stata bruciata come gli altri. Dare la colpa a Luigi è solo uno scaricare le responsabilità. Il grande errore di Giuseppe è evidente ed è giusto che renda conto della questione, è normale sia così perché è il nostro capo. Non si senta offeso. In tutto questo Luigi ha avuto la forza di rimediare al pasticcio portando il Movimento sul nome del presidente Mattarella, la carta meno pericolosa che ci restava». Il deputato Andrea Caso aggiunge: «Questa tremenda macchina del fango contro Luigi Di Maio va assolutamente fermata. Ingiurie e account fake sui social creati ad hoc per spargere odio sono assolutamente inaccettabili. Sappiamo bene che l'odio genera altro odio e può sfociare in pericolose escalation che vanno evitate ad ogni costo. I chiarimenti, anche con toni aspri, all'interno delle forze politiche fanno parte della normalità in ogni democrazia. Le minacce e gli insulti non possono essere invece tollerati. La mia solidarietà al Ministro Di Maio».
L'ex sottosegretario M5s agli Esteri, Manlio Di Stefano, sottolinea: «Chimi conosce sache non discuto mai pubblicamente delle questioni interne al M5S, lo trovo irrispettoso delle persone coinvolte e stupido perché dannoso al gruppo. Questa volta non farò diversamente perchè credo che un momento di confronto sia necessario e persino dovuto, ma una cosa va detta chiaramente, questa ripugnante caccia all'uomo verso Di Maio deve finire e non è degna dei nostri valori. Né lui né Giuseppe Conte sono mai scappati dalle loro responsabilità, se ne hanno non scapperanno nemmeno questa volta, ma questo non deve essere un processo di piazza tanto meno uno scaricabarile. Noi siamo altro». «Ritengo inaccettabile l'utilizzo di bot e profili falsi contro Luigi Di Maio, a cui va la mia solidarietà. Alimentare una macchina del fango contro chi esprime opinioni critiche e chiede un confronto è uno spettacolo poco edificante e ingenera un clima d'odio che nessuno merita» scrive il questore M5s della Camera, Francesco D'Uva.
Intanto, nella partita entra a gamba tesa Alessandro Di Battista. L'ex parlamentare grillino va giù duro in una intervista rilansciata al Fatto Quotidiano: «Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento». Quanto ai rapporti tra l'ex premier e il titolare della Farnesina, «o si arriva a una resa dei conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5S in Udeur- dice Di Battista- I 5 Stelle che mi chiamano sono preoccupati. Ma ciò che sta accadendo io lo avevo già previsto due anni fa. Conte è l'ultimo arrivato nel M5S. Se il capo politico fosse stato Di Maio, Draghi sarebbe stato il presidente della Repubblica. E io, che non avrei votato Mattarella, proprio come hanno fatto gli ex del M5S, reputavo Draghi al Colle lo scenario peggiore». Per Di Battista Conte «avrebbe dovuto far votare la Belloni in Aula, a qualunque costo», perché «avrebbe rappresentato un segnale di discontinuità in un Paese gattopardesco». Nel suo futuro più che il M5s ci sono le regole e l'opposizione al governo, dunque si dice favorevole a una «legge elettorale proporzionale con le preferenze» e conclude: «La sola cosa che mi interessa è supportare i referendum popolari. E proseguire nella desantificazione del messia Mario Draghi».