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Volano gli stracci, guerra aperta tra Conte e Di Maio

Dario Martini
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Riuscirà Giuseppe Conte ha tenere in mano - se mai davvero ce l’ha avuto - il Movimento 5 Stelle? O se lo farà soffiare dall’ex capo politico che durante la settimana dell’elezione del presidente della Repubblica ha giocato una partita contrapposta? La tensione è altissima come non mai. Sabato sera, Luigi Di Maio ha reso pubblico ciò che ormai era sotto gli occhi di tutti. Quel riferimento alle «leadership che hanno fallito», condito dall’invito «a farla finita con i giochini» e ad avviare una «riflessione interna al M5S», non poteva restare senza risposta. Così l’ex avvocato del popolo ieri mattina ha replicato a tono, accettando di fatto la guerra per la leadership: «L’ho detto prima io, un chiarimento ci sarà senz’altro. Di Maio parla di fallimento. Se ha delle posizioni le chiarirà, perché anche lui era in cabina di regia. Non è un organo politico, ma come ministro» ne ha preso parte e chiarirà i suoi «comportamenti. Simo una comunità grande che può affrontare le discussioni». Insomma, per Conte tocca a Di Maio spiegare per quale motivo ha spinto le truppe pentastellate a convergere su Mattarella mentre lui si affannava con Letta e Salvini a trovare un’altra soluzione, da ultimo puntando sul capo del Dis Elisabetta Belloni.
Ma Di Maio non ci sta ad essere fatto passare per colui che trama nell’ombra. E rincara la dose contro Conte: «Decisioni in cabina di regia? Non si è mai parlato di fare annunci roboanti su presunti accordi raggiunti con Pd e Lega, oggi smentiti anche dal segretario dem Letta. Non si provi a scaricare le responsabilità su altri. È chiaro che ci sono diversi aspetti che vanno chiariti».

Intanto gli schieramenti si delineano. Il vicepresidente del M5S Riccardo Ricciardi chiede a Di Maio di «rendere conto di alcuni passaggi. Se alcuni gruppi ritengono di fare politica dentro i palazzi, questo non rappresenta il vero Movimento, che è uno solo e Conte ha una legittimazione forte degli iscritti. Occorre un chiarimento politico, ci sono stati comportamenti non lineari». Il punto è che l’ex premier non controlla un’ampia fetta dei parlamentari grillini. Non era un mistero prima, lo è ancora di più ora dopo lo scontro sul Quirinale. C’è chi parla di «strategia deficitaria», come fa il deputato Gianluca Vacca, che attacca: ««Non so se c’è un rischio scissione nel Movimento, sicuramente c’è bisogno di un confronto anche alla luce delle dichiarazioni di Letta, dove emerge che le responsabilità di Conte e, in generale, la poca trasparenza o poca lucidità del M5S sulla vicenda Belloni sono abbastanza evidenti. Un’assemblea non basterà, Conte deve rispondere».

Come se non bastasse, tra i litiganti si inserisce il solito Alessandro Di Battista, che pare scalpitare in vista delle prossime elezioni politiche. Nonostante non sieda più in Parlamento, e sia uscito dal Movimento, quando parla lo fa come se non se ne fosse mai andato. In questa partita si schiera con Conte: «Da anni è necessaria una riflessione politica all’interno del Movimento, ma è vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l’ultimo arrivato che al netto di idee diverse su alcune questioni considero persona perbene e leale». Il capo politico ringrazia: «Mi fa piacere che lo dica, stimo Di Battista che considero una persona genuina. Possiamo avere diverse opinioni politiche ma lo rispetto e lo stimo. Direi che in politica la qualità di essere una persona perbene è importante ma non è sufficiente. La politica deve esprimere delle battaglie e occorre anche tanta determinazione e coraggio». Si sta creando un asse anti-Di Maio tra Conte e Di Battista? C’è chi ritiene che possa essere questa la strategia dell’ex premier per uscire dall’angolo: dare un’immagine di sé più fedele ai valori originari del Movimento da contrapporre a quella di Di Maio, che incarnerebbe la vecchia politica asserragliata nei palazzi.
 

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