Premier spendaccione, Draghi ci costa più di Conte
Nascondete all’Europa le spese di Mario Draghi. C’è il rischio che si accorgano che per il personale in servizio presso la Presidenza del Consiglio si dilapidano più quattrini che al tempo di Giuseppe Conte. Ci costa un botto. C’è una tabella che suscita qualche impressione rispetto al cosiddetto processo riformatore e allo snellimento della Pubblica Amministrazione. Nel 2020 lo stanziamento per il personale in servizio per i dipendenti della presidenza del Consiglio era di circa 212 milioni di euro, simile quello per il 2021, balzato a ben 236 milioni e spicci per il 2022. La manovra di bilancio di Palazzo Chigi ha beneficiato anzitutto i suoi inquilini. Si potranno pagare più comodamente le bollette che capitombolano tra capo e collo di famiglie e imprese, come se fossero una specie di ristori per chi lavora con SuperMario prescindendo da quello che si fa, sia in ufficio che a casa propria.
Non è esattamente la sorpresa che ci si aspettava da un premier che voleva salire addirittura al Quirinale. Il «funzionamento» di Palazzo Chigi ora arriva in totale a più di 266 milioni di euro. Saranno felici collaboratori, esperti, pupilli vari. Si parla di 150 unità in più. Un altro milione e seicentomila euro è previsto per il personale non dirigenziale. «Risparmieremo» poco meno di 400.000 euro per le retribuzioni dei ministri e sottosegretari semplicemente perché c’è un numero minore di esponenti del governo non parlamentari, mica per generosità. L’unico a non costarci – va detto – è proprio Draghi che ha rinunciato all’indennità di carica prevista per i membri del governo non parlamentari. Oltre 4 milioni e mezzo di euro, con i relativi oneri pari a circa un milione e mezzo di euro, sono stanziati per il trattamento economico accessorio per il personale. Arrivano 150 unità – rende noto la relazione – in seguito a procedure di mobilità, più un dipendente proveniente dalla Croce Rossa e altri 15 appartenenti alle categorie protette. Ancora: «Le risorse destinate agli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche sono pari ad euro 18.870.291». Nel 2021 erano pari a 16 milioni, l’aumento è consistente, oltre due milioni di euro. Sarà interessante conoscere dal premier a chi va tanto bottino tra gli staff delle cosiddette autorità politiche. Le previsioni di spesa sono state effettuate considerando «i costi effettivi derivanti dagli incarichi già attribuiti nell’ambito delle strutture di diretta collaborazione» e dai «costi teorici, previsti dai decreti di organizzazione delle medesime strutture, per gli incarichi non ancora conferiti». Quindi, più strutture, più personale, più soldi da spendere. Alla faccia della riduzione dei quattrini...
2.684.000 euro spesi nel 2021 per il personale di diretta collaborazione del premier e del sottosegretario alla presidenza salgono di 159mila euro, impennandosi a 2.844.000 circa. Per quello dei ministri senza portafoglio si passa dai 4.687.000 euro del 2021 ad una previsione maggiorata di ben 746.000 per il 2022. Per il personale di ruolo l’aumento delle retribuzioni aumenta da 100 milioni a 114. Quasi un milione in più per gli oneri riflessi. Aumenta anche la spesa per il personale assegnato alle cosiddette strutture di missione: circa cinque milioni e mezzo con un aumento di oltre un milione rispetto allo scorso anno, il 20 per cento in più. Draghi sia lodato. L’attenuante, in questo caso, è legata alla finalizzazione dello stanziamento per la segreteria tecnica per le politiche in materia di disabilità e all’istituzione delle strutture dedicate all’attuazione del Pnrr. Il vocabolario è psicosovietico però: segreteria tecnica del Pnrr, unità per la razionalizzazione e il miglioramento della regolazione. Non oseremo avventurarci nel consuntivo... Le cifre offrono ulteriori elementi di riflessione, a leggerle tutte. Quel che colpisce è l’assenza di consapevolezza del momento che vive il Paese. Non vogliamo certo deprimere il lavoro che svolgono gli uffici di Palazzo Chigi, spesso in grado di risolvere i problemi più complessi, ma tutto questo in tempi comunque difficili per il popolo italiano appare difficilmente comprensibile. La pubblica opinione magari vorrà capire meglio dal governo, dal suo premier, il perché di tutti gli aumenti elargiti da SuperMario a chi lavora al suo fianco. Chi non ha questa «fortuna» non merita, evidentemente, altrettanta generosità.