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Quirinale, giravolta di Letta sulla Belloni: "Non c'era accordo". Ma ecco la prova che voleva far saltare tutto

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Marcia indietro clamorosa di Enrico Letta sul caso Elisabetta Belloni. Il segretario del Pd è ospite, domenica 30 gennaio, di Lucia Annunziata a Mezz'ora in più per commentare la rielezione a presidente della Repubblica di Sergio Mattarella. In studio vari ospiti, dall'editorialista del Corriere della sera Paolo Mieli alla conduttrice di Cartabianca Bianca Berlinguer. 

 

La vicenda è quella che ha agitato la trattativa dei partiti sul nuovo capo dello Stato. Quando sembrava chiaro a tutti che Lega, Movimento 5 Stelle e Partito democratico convergessero sul nome della donna a capo  del Dis, i servizi segreti italiani è successo di tutto. Una scelta confermata anche dalle chat interne del Pd, che davano l'accordo sulla Belloni a un passo. Poi nella notte qualcosa è accaduto, con la clamorosa marcia indietro dei dem e la strada spianata, ormai senza alternative, al Mattarella bis

 

Quando è partito il confronto "sul tavolo ci sono stati vari nomi, oltre a quello di Mattarella che aveva cominciato a prendere piede: Amato a cui faccio i complimento per la presidenza della Corte costituzionale, Casini, Cartabia, Severino, Belloni. Tutti i nomi sui quali ciascuno avrebbe dovuto nei suoi gruppi fare delle verifiche per capire se ci fossero possibilità di un’intesa" spiega Letta. "Poi dopo quello che è successo mediaticamente" con le dichiarazioni di Salvini e Conte "la discussione si è bloccata e si è reso evidente che Mattarella era l’unica soluzione" è la ricostruzione di Letta che però non risponde al nodo cruciale della questione, ovvero che c'era il benestare del Pd all'opzione Belloni.  

 

Mieli incalza il segretario dem. Mettere il capo degli 007 al Quirinale sarebbe stato opportuno in un Paese democratico? Letta prende tempo poi ammette: "Non esiste una norma che lo impedisce, quindi personalmente non ci vedo nulla di inopportuno". "La discussione, tuttavia, non è arrivato a quel punto" dice Letta smentendo le ricostruzioni della notte tra venerdì e sabato, documentate anche dai messaggi scambiati dai parlamentari dem nelle chat riservate del partito, che in parte abbiamo pubblicato. "Il suo nome era solo sui giornali" insiste.

 

Per il leader della Lega Matteo Salvini il Pd ha detto no a ogni nome proposto, anche quelli, come la Belloni, che avevano avuto reazioni positive dai demi (anche a mezzo agenzia), a dimostrazione che non avevano intenzione di trovare un accordo. Basti pensare che il nome del capo dei servizi, ambasciatrice di lungo corso, non è stato testato da nessuno del Pd. "Se si parlano i tre leader dei tre maggiori partiti e poi salta tutto..." argomenta Mieli che nota una ulteriore "stranezza": "Ma nessuno ha avvertito la signora Belloni" che poteva essere eletta al Colle? Letta sostiene che non è avvenuto. 

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