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Matteo Salvini a casa del giudice Sabino Cassese: “Soluzione vicina per il Quirinale”

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Colpo di scena nelle manovre per il Quirinale. Nel pomeriggio Matteo Salvini, leader della Lega, si è recato a casa di Sabino Cassese. Nominato giudice costituzionale dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005 già nel 2013 si fa il suo nome era emerso quale possibile candidato per il Colle. Il numero uno del Carroccio, come riferito da Il Foglio, ha visto il giudice emerito della Corte costituzionale e poco prima aveva dichiarato: “La soluzione può essere vicina”. Da Salvini è arrivata l’apertura a vedere Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, mentre alle 19 è in programma una urgente riunione congiunta con deputati e senatori leghisti.

 

 

Proprio ieri Cassese ha rilasciato un'intervista a La Stampa sul tema Quirinale: «Il presidente che sarà eletto è per tre legislature. Avrà una gamba in questa legislatura, un’altra nella prossima e un’altra ancora nella successiva. La presidenza Mattarella ha coperto due legislature, il prossimo presidente ne coprirà tre. A maggiore ragione una scelta important. È la prima volta che accadrebbe ma è una cosa banale, non ha nulla di peculiare. Poniamo che il presidente del Consiglio venisse eletto presidente della Repubblica: a quel punto scriverebbe una lettera all’attuale capo dello Stato e darebbe le dimissioni da Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro più anziano assumerebbe immediatamente le temporanee funzioni di presidente del Consiglio. Passerebbe qualche giorno, il tempo necessario per preparare il suo discorso e dopo aver giurato e aver pronunciato il suo messaggio, il nuovo capo dello Stato assumerebbe le sue funzioni, aprirebbe le consultazioni e deciderebbe le sorti del governo del quale faceva parte. Ben altre - spiegava Cassese - sono le peculiarità di questa fase. Non c’è mai stato un presidente che dovesse essere eletto da un sistema politico così frammentato. Ci sono quattro forze politiche tra il 15 e il 20 per cento, altre sei o sette che stanno tra il 2 e l’8 per cento e ognuna di queste forze, a sua volta, ha divisioni interne. Il Capo dello Stato tanto più in un sistema frammentato è chiamato a giocare un ruolo fondamentale».

 

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