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I franchi tiratori preparano la festa ai partiti. Un unico chiodo fisso: "Mi ricandidano?"

Francesco Storace
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Alla fine ne rimarrà solo uno. Che però correrà il rischio di essere impallinato dall’esercito dei franchi tiratori, che sin dalla prima chiama – dedicata alle schede bianche – ha già tirato fuori qualche pezzo di artiglieria. Le cronache parlamentari sguinzagliate per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica raccontano dei voti più diversi per Tizio, Caio e Sempronio, pochissimi dei quali candidati a salire al Colle. 

 

Si rischia assai, a meno di un grande accordo che per tutta la giornata di ieri si dava per certo, salvo poi smentirlo nei minuti successivi. Ma tant’è, il gran ballo del Quirinale è questione di un guizzo, quello decisivo. Fino ad allora le incognite sono in agguato. E su questo conta il partito dei franchi tiratori, che deve individuare il nemico al momento giusto per abbatterlo.

 

C’è anche qualche movente di non poco conto. L’elezione del Presidente della Repubblica quest’anno cade nel penultimo anno di legislatura. E lo si elegge in un Parlamento già decapitato dal referendum che ha cancellato più di un terzo della rappresentanza: erano mille, saranno 600 i deputati e senatori da votare la prossima volta.

 

Se non c’è certezza della durata della legislatura sono in troppi a farsela addosso mentre sfogliano il calendario e temono lo scioglimento anticipato delle Camere. «Io sarò almeno ricandidato?», si chiede il potenziale franco tiratore che non sa nulla di accordi su Quirinale e Palazzo Chigi. «Siamo mille, saranno seicento», appunto, «io ci sarò?». Altro movente: «E chi mi garantisce, con le liste bloccate, che il partito mi darà una chance vera di rielezione?». Dubbi di capifamiglia, diciamolo.

Poi ci sono quelli sensibili ai social, dove domina lo sberleffo verso qualunque soluzione sarà escogitata dai partiti. Troppo forte la sensazione di assecondare la furia dei follower.

Ancora, tra le «motivazioni» del franco tiratore c’è anche la delusione per essere relegato ai margini della trattativa. «Se non so nulla di questi accordi e che cosa ci può essere per me, perché devo rispettarli se non li ho sottoscritti io?». Di megalomani se ne troverebbero assai, a cercarli. L’idealista, oggi, è quello con l’idea fissa della lista.

Per carità, i franchi tiratori ci sono sempre stati. I più celebri, anche perché più recenti, i 101 che tolsero ogni ambizione a Romano Prodi. Anche per questo, ad esempio, Mario Draghi rischia di essere bruciato. Deve rassicurare deputati e senatori che non scioglierà le Camere, e loro devono esserne certi, sennò di franchi tiratori altro che 101 se ne troveranno alla fine dello spoglio.

Tra i casi più celebri, in un’epoca che ormai appare antica, furono le trombature eccellenti di Arnaldo Forlani e Amintore Fanfani. Quest’ultimi si beccò pure una dedica sulla scheda: «Nano maledetto, non sarai mai eletto».

Non sarà nemmeno possibile tenerli a bada, gli approfittatori del voto segreto. Perché il Presidente della Camera, Roberto Fico, legge solo il cognome che reca ogni singola scheda. E come li controllano così i voti i gruppi parlamentari?

L'esponente grillino, insomma, ha scelto un’interpretazione restrittiva delle modalità con cui dare lettura delle schede durante lo spoglio. Il franco tiratore, anche grazie a Fico, sarà meno controllabile, i gruppi non potranno fare la conta su chi ha rispettato e chi no le modalità di voto per farlo riconoscere, e si scateneranno. Chi picchierà di più senza farsi pizzicare? Stiamo al calcolo delle probabilità. A destra, in Forza Italia, potrebbero esserci i delusi per il ritiro di Silvio Berlusconi, e nella Lega e in Fdi chi vuole mestare nella lotta - insensata in un’occasione come il Quirinale - tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Ancora più feroce lo scontro dall’altra parte. I Cinque stelle sono ormai nella posizione «dopo di me il diluvio» e davvero è una scommessa capire che diamine si inventeranno lì dentro. Capitolo a parte meriterebbe un Pd diviso nel solito pulviscolo di correnti. Siamo al congresso Quirinale. Se avevano minacciato l’Aventino con Berlusconi in campo per timore di franchi tiratori in quantità esagerata, figuriamoci quanta sarà la moneta con cui ripagare la fiducia...

Ma stavolta - abbiamo sentito anche questa - «i franchi tiratori saranno espulsi». Con Letta non si scherza. Ma non ha più il Kgb a disposizione.

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