Draghi tratta sul Quirinale e spunta il clamoroso ritorno di Salvini al Viminale: panico nel Pd
Mario Draghi è ufficialmente sceso in campo per l'elezione a presidente della Repubblica. Il premier nella prima giornata di votazioni a Montecitorio per il Quirinale ha incontrato Matteo Salvini, Enrico Letta e Giuseppe Conte. Elementi concreti sembrano essere usciti solo nella riunione con il leader della Lega, non ostante una certa "rigidità" di SuperMario, scrive la Stampa in un retroscena.
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La trattativa corre su un doppio binario sul quale spunta il clamoroso ritorno di Salvini al governo, nella carica preferita: ossia quella di ministro dell'Interno. "Il sogno della Lega è la riconquista del Viminale, luogo privilegiato per tornare ai fasti elettorali delle Europee. Agli alleati invece il segretario della Lega ha chiesto altro tempo per poter presentare una lista di possibili candidati al Quirinale" è la ricostruzione.
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"Siete voi partiti a dovermi dire cosa volete che io faccia" avrebbe detto in sintesi Draghi a Salvini affermando che al governo non resterà a ogni costo. "È ovvio che il presidente del Consiglio non sta semplicemente mettendo il proprio destino nelle mani dei partiti, ma sta sfruttando le regole del gioco costituzionale" scrive ancora la Stampa. Insomma Draghi si è seduto a trattare con i partiti in prima persona, pone i suoi paletti e Salvini controbatte: attenzione all'apertura di una crisi al buio perché c'è "rischio altissimo" di "elezioni anticipate". Leggasi: la richiesta è cambiare i ministri tecnici al governo, a partire dalle Infrastrutture e dall'Interno. Via Enrico Giovannini e Luciana Lamorgese con Salvini che rientrerebbe al Viminale, o in caso di barricate dem il prefetto Matteo Piantedosi.
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Tornando alla "rosa" alternata a Draghi, i nomi in lizza sono quelli di Maria Elisabetta Casellati, Marcello Pera, Letizia Moratti, Antonio Tajani e Carlo Nordio sono i nomi sul tavolo con quest'ultimo proposto da Giorgia Meloni. Crescono le quotazioni della Casellati che "ha insospettabili estimatori anche nel Pd", rivela un dirigente renziano, ma anche qualche possibile malpancista nel centrodestra. Il nome poche potrebbe mettere d'accordo una maggioranza a partire dalla quarta votazione, quando saranno sufficienti 505 voti per eleggere il capo dello Stato, è quella di Franco Frattini. Nel Pd non dimenticano il suo ruolo nei governi di centrodestra ma il presidente del Consiglio di Stato piace al Movimento 5 stelle e il suo nome lo ha fatto lo stesso Giuseppe Conte per evitare di dover cedere su Draghi o Pier Ferdinando Casini.