Quirinale, l'alfabeto che porta al Colle: presidente della Repubblica, i nomi dei candidati
Amato Giuliano. L'«Ipotesi Amato» (che si beneficia di una omonima pagina Facebook) sbrilluccica variamente anche in questa tornata quirinalizia, come nella precedente. I conti si fanno alla fine, ma in caso non fosse eletto sarebbe un caso di scuola di soggettività politica virtuale.
Berlusconi Silvio. La sua candidatura ufficiosa è stata un trionfo di sentimento, genialità e allegro dilettantismo (la maldestra operazione scoiattolo), e ha fatto riscoprire, oltre al livore della sinistra, la bellezza dei sogni improbabili in uno scenario dove annoiano ormai persino le liti.
Casini Pierferdinando. Un bel giorno si inabissa, non parla, gioca sottotraccia. Ci crede e non è escluso ci riesca. Nell'epoca della politica spettacolo sarebbe la vittoria del silenzio.
Draghi, Mario. Il cyborg convertito all'umano. Dopo l'imprudenza dell'autocandidatura nella conferenza stampa di fine anno, è stato risucchiato dalla palude della politica politicata. Ha dovuto affrontare gli sturbi dei partiti, prestarsi a mediazioni. Lui, abituato nei primi mesi di governo a decidere pressoché da solo. Non esiste vaccino alla nemesi.
Elezioni anticipate. Per qualcuno La Grande Paura. Per altri (ben pochi in realtà) il Grande Sogno. Rappresentano senz' altro la subordinata più spinosa delle mosse nelle scacchiere politico in questi giorni.
Frattini, Franco. Ma anche Andrea Riccardi, Letizia Moratti, Paola Severino. O perché no,Tremonti Giulio. Protagonisti in un'altra era, tornano sulla scena monopolizzando il toto- nomi. La rivincita dello standing.
Giustiniani. Palazzo sede della Presidenza del Senato. Ad Elisabetta Alberti Casellati (ma sul punto i giuristi discutono) potrebbe toccare la supplenza della Carica più alta se si dovesse andare oltre il 3 febbraio, termine del settennato.
Homeless. Al di fuori di ogni malizia, sono i senza casa politici. Quelli che siedono nel misto senza partito o in componenti improbabili. Cercatissimi, vivono la loro rivincita di soggettività. Instagram- C'è già chi si fa il selfie preparatorio della vigilia. C'è da scommettere che, negli account dei parlamentari, sarà un pullulare di autoscatti quirinalizi. Logistica. I catafalchi nuovi, la struttura esterna per far votare i positivi o i quarantenati, le disinfezioni. Il Covid incide un altro solco nella vita della democrazia.
Mattarella Sergio. Il messaggio che ha trasmesso, con gesti e parole, è di non poterne più. E per sottolinearlo meglio è volato a Palermo. Ma in politica, si sa, intendimenti esterni ed aspettative interiori spesso non vanno d'accordo.
Nipoti. «Un nonno al servizio delle istituzioni». Così si era definito Mario Draghi quando fece intendere di voler essere della partita Colle. Poco dopo, trapelò che Berlusconi fosse diventato bisnonno. Anche sul «derby dei nipoti» si è giocata la fase preliminare del torneo Quirinale.
Ottovolante. Il borsino dei candidati che cambia giorno dopo giorno, ora dopo ora. Chi sale, chi scende, chi irrompe oppure viene espulso da un cerchio che si allarga e si restringe.
Partiti. Divisioni interne, correnti, un futuro da ri-orientare o da rafforzare. Ogni partito arriva all'appuntamento con i suoi problemi. E chissà che questo passaggio non dia il la per un ridisegno del quadro politico.
Quorum. Prime tre chiame, maggioranza qualicata. Poi quota 505, maggioranza assoluta. L'improbabile è sempre dietro l'angolo ma, oramai, ci si prepara ad aspettare minimo fino a giovedì.
Regista. Salvini e Berlusconi si contendono il ruolo. Enrico Letta ci prova. Chi conquista la coccarda, del decisore che dà le carte,è il vero vincitore. Pari (ma a volte anche più) di chi chi si aggiudica il Quirinale.
Sherpa. Le figure da intercapedine sono fondamentali in questa partita per allacciare il dialogo tra leader che nell'ordinario se ne danno di santa ragione. Che fatica!
Tradimento. I franchi tiratori sono l'incubo, in una fase come questa di mal di pancia interni. Sul loro volteggiare c'è chi ci ha rimesso l'osso del collo (citofonare Bersani).
Urna. Giancarlo Magalli, Rocco Siffredi, Sabrina Ferilli. Stavolta scommettiamo su Diletta Leotta. Le votazioni-scherzo sono un grande classico.
Veti. Quello del centrosinistra su Berlusconi. Quello, assai dibattuto, poi rimosso, del Movimento 5 Stelle su Draghi. Sono stati i «no» il fischio d'inizio di questa partita.
Zizzania. Chi la semina e chi ci casca. Chi non si tiene mezza informazione riservata. Veline, retroscena che alimentano liti e smentite. Anche questo è romanzo Quirinale.