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L'Aria Che Tira, Gianfranco Rotondi e il colpo di scena sul Quirinale: "Alla quarta votazione..."

Pietro De Leo
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Ore difficili, queste. L’amalgama per il prossimo presidente della Repubblica per il momento non si trova, ed allora il confine tra desiderio, suggestione, ed ipotesi-bomba si fa sempre più labile. Per esempio c’è Gianfranco Rotondi che partecipa lunedì 24 gennaio a L’Aria che Tira, condotto da Myrta Merlino e dice alcune cose interessanti. Premessa: Rotondi è tante cose insieme. Parlamentare di lungo corso che ben conosce i meccanismi d'Aula e soprattutto la possibilità che i passaggi politici possano prendere strade inaspettate. Storico della Democrazia Cristiana. E uno dei sostenitori sin dalla primissima ora della candidatura al Quirinale di Silvio Berlusconi, granitico nella convinzione che la partita avrebbe avuto solide possibilità di esser portata a casa. L’ha ripetuto anche stamane.

“Berlusconi doveva andare in Aula e prendere tutti i voti del centrodestra. Aveva 30 voti supplementari e poteva prenderne altrettanti e di più. Io sono convinto che i numeri c’erano ed erano più abbondanti di quelli necessari”.

Da studio, Goffredo Buccini del Corriere della Sera gli chiede, se questa è la situazione di partenza, perché allora Berlusconi non sia “calato” ufficialmente alla quarta chiama (quella in cui si passa alla maggioranza assoluta). “Lei ha qualche inclinazione telepatica?” fa, di rimando, Rotondi: “Bisogna aspettare. Vedo un Palazzo attaccato con il nastro adesivo, dove i gruppi non rispondono ai loro leader”.

Posizione che sbalordisce, ma non più di tanto considerando che la storia del leader di Forza Italia è costellata di cambi in corsa, colpi ad effetto e decisioni di rottura. E soprattutto la convinzione che di qui a breve possa giungere uno sparigliamento di Berlusconi, quale che sia, non è isolata. Basta andarsi a leggere quanto affermato stamane su Repubblica da Rino Formica, già ministro socialista nella Prima Repubblica e oggi osservatore arguto: Berlusconi, dice, “credo che stia meditando un colpo di scena, un gesto vendicativo, che miri a sciogliere, a saponificare: dopo di me il diluvio”.

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