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Quirinale, "alla terza votazione". C'è la data del successore di Mattarella

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La data cerchiata in rosso, adesso, è quella di martedì 25 gennaio. E' tra la seconda e la terza votazione che, a sentire gli umori dei grandi elettori del centrosinistra, si potrebbe "chiudere il patto". Sul successore di Sergio Mattarella al Quirinale, certo, ma anche sul futuro della legislatura e dei suoi protagonisti. "Fino a martedì non succede nulla di decisivo. Domani tutti voteranno scheda bianca", è la consapevolezza dei più, mentre frenetici vanno avanti incontri e contatti tra i leader. Enrico Letta è in campo per arrivare a un accordo ("in 48-72 ore", azzarda) e il raggiungimento dell'obiettivo, spiegano dai diversi fronti, passa per l'incontro in agenda domani con Matteo Salvini.

Sul tavolo il nome, è inutile nasconderlo, è quello di Mario Draghi. "Ha rappresentato per l'Italia una straordinaria risorsa e il compito di tutti noi è di preservarlo- dice il segretario pd a sera in Tv - E' una delle ipotesi sul tavolo, sono rimasto stupito nel vedere la dichiarazione di Berlusconi che ha detto no a Draghi al Colle e oggi Salvini lo ha confermato. Ne parleremo con gli alleati e con i rappresentanti di centrodestra, per capire quale sia la posizione vera, se quelle posizioni sono ultimative".

Arrivare a Draghi attraverso un accordo politico o dopo il caos, questo il bivio per i più. Anche se i dem temono anche che arrivare a un accordo su un nome terzo che non sia il premier (sempre 'alte' le quotazioni di Pier Ferdinando Casini) potrebbe alla fine portare comunque a elezioni anticipate, perdendo l'ex uomo di Francoforte e "anche la faccia a livello internazionale".

Letta lo ha spiegato anche agli alleati, visti anche i dubbi espressi nei confronti del premier da Giuseppe Conte (che comunque continua a negare di aver posto "veti"). Le trattative sono in corso, e non è un mistero che anche Luigi Di Maio sia in campo. Anzi, secondo gli ultimi rumors del Transatlantico il ministro degli Esteri sarebbe anche piuttosto ottimista sulla possibilità di una 'virata' di Salvini a favore di Draghi.

In campo resta anche l'ipotesi Giuliano Amato o, exit strategy mai del tutto abbandonata, la permanenza al Quirinale di Sergio Mattarella. "Per noi sarebbe il massimo, la soluzione perfetta, ideale - ammette Letta - Domani parlerò anche di questo con Salvini".

Il centrosinistra, in ogni caso, cerca di muoversi compatto. Letta, Conte e Speranza concordano la linea in una lunga riunione al mattino, accompagnati dai rispettivi capigruppo. I tre sono al lavoro perché si arrivi ad "un tavolo con tutti i gruppi parlamentari al fine di individuare il nome condiviso", mettono nero su bianco in un comunicato congiunto.

Nell'attesa l'orientamento è quello di votare scheda bianca domani. "E' molto probabile" che alla fine si arrivi a questa scelta, dice il segretario Pd ai suoi, "per dare un segno di disponibilità e apertura all'interlocuzione, pur nella durezza della nostra condanna di quanto avvenuto ieri nel centrodestra". Le spaccature e i "piccoli interessi" che animano il campo avversario, spiega, non possono condizionare il voto, perché "altrimenti viene giù tutto e i nomi in campo fanno la fine "dei dieci piccoli indiani". Ecco perché, insiste l'ex premier, "nei prossimi giorni dobbiamo mettere in campo tutta l'iniziativa politica per arrivare al profilo di una personalità super partes. Nessuno dopo deve festeggiare da solo perché ha vinto. Nessuno deve vincere affinché tutti vincano".

Nessun profilo di parte, quindi. E Letta lo dice chiaro: " Ulteriori candidature di centrodestra faranno la stessa fine di quella di Berlusconi. È il metodo che è sbagliato", sentenzia. In realtà il leader dem, insieme agli alleati, una 'traccia' a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi la dà: "Il mio profilo ideale è Andrea Riccardi. Per quello che rappresenta, per ciò che fa, per esperienza istituzionale. È l'unico italiano che ha ottenuto il Premio Carlo Magno, maggiore riconoscimento europeo", spiega, assicurando che "non è un candidato di bandiera".

Il fondatore della comunità di S.Egidio, però, in verità rappresenta per Lega e FdI una candidatura assai indigesta e per ora resta 'nel cassetto', come carta da giocare se il centrodestra dovesse arrivare allo scontro proponendo un nome d'area.

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