dem spaccati

Scontro aperto tra Letta e i ministri Pd su Draghi al Quirinale. E Franceschini rischia di perdere la poltrona

La strategia di Enrico Letta spacca il Partito Democratico. Il segretario sta lavorando ad un piano preciso, cioè quello di portare Mario Draghi al Quirinale e contestualmente chiudere un accordo con le altre forze politiche per andare avanti con la legislatura fino alla scadenza naturale del 2023, evitando così le elezioni anticipate. Ma in molti esponenti dem di spicco c’è poca convinzione nel passaggio di Draghi da Palazzo Chigi al Colle e in particolare i ministri attualmente presenti nell’esecutivo frenano le mosse di Letta. 

 

  

 

In particolare l’ex presidente del Consiglio, riferisce Affari Italiani, è molto attento alla questione delle quote rosa e alla rappresentanza femminile nel mondo della politica e quindi vorrebbe cambiare qualcosa nella squadra dei ministri con la nascita di un nuovo governo, per il quale il premier favorito è Daniele Franco, attuale ministro dell’Economia. Al momento sono tre gli uomini del Pd che sono stati nominati ministri: Andrea Orlando al Lavoro, Dario Franceschini alla Cultura e Lorenzo Guerini alla Difesa. L’assenza di donne pesa sulle scelte di Letta, che vuole riequilibrare la situazione facendo saltare almeno uno tra Franceschini e Guerini. 

 

 

Orlando, in quanto più schierato a sinistra nel sistema delle correnti interne al Pd, è sicuro della riconferma, mentre per gli altri due è tutto in bilico. In caso di scossone alla Culturua Roberta Pinotti, esponente femminile più importante di AreaDem, sarebbe l’erede di Franceschini, mentre in caso di siluramento di Guerini al suo posto andrebbe Simona Malpezzi, numero uno tra le donne di Base Riformista. In tutto ciò si sta anche muovendo Graziano Delrio, che sta organizzando i fedelissimi per formare una nuova corrente e vuole che Debora Serracchiani abbia una poltrona, mettendo quindi tutto in discussione. E tutto ciò fa remare i tre ministri del Pd contro l’ipotesi Draghi al Quirinale: tutto deve rimanere così. Con Pier Ferdinando Casini come nome indicato per il Colle.