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Matteo Salvini mischia le carte. Spacca la sinistra, ma anche il centrodestra storce il naso

Daniele Di Mario
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Mentre il centrodestra aspetta che Silvio Berlusconi sciolga la riserva sulla propria candidatura al Quirinale (la parola definitiva del Cav è attesa per domenica), Matteo Salvini si porta avanti col lavoro per proporre quel nome che andrà «bene a tutti anche se non a molti» e che dovrebbe, nelle intensioni del leader leghista, sbloccare la trattativa sul nuovo Presidente della Repubblica. Per farlo, il segretario del Carroccio avvia un nuovo giro di consultazioni con i leader politici, partendo da Giuseppe Conte. Lontani i tempi in cui, quando erano rispettivamente premier e ministro dell’Interno, i due s’azzuffavano in Senato. Era l’inizio di agosto 2019 e Salvini dal Papeete aveva appena avviato la crisi di governo che avrebbe escluso la Lega dall’esecutivo e fatto nascere il Conte bis sostenuto dall’alleanza Pd-M5S. Quel giorno a Palazzo Madama se ne dissero di tutti i colori. A due anni e mezzo di distanza, la posta in palio è più alta: il Colle. L’incontro tra Salvini e Conte era stato preannunciato al Nazareno, anzi nei prossimi giorni il leader leghista incontrerà anche il segretario Dem Enrico Letta: i contatti tra i due non si sono mai interrotti.

 

 

In casa Pd, tutto quello che va nel segno del dialogo, viene giudicato utile e legittimo. La sensazione tra i dem è che quello del Cav sia un tentativo di spallata naufragato. E di qui la volontà di stringere il confronto su un nome condiviso. Con Letta che come interlocutori privilegiati ha scelto Gianni Letta e Salvini per tenere aperto un «canale di dialogo» e individuare insieme «un nome condiviso e non di parte». Mario Draghi viene giudicata, ad oggi, l’ipotesi più plausibile, anche se prima andrà affrontato il tema del governo. Letta, a tal proposito, non chiude sull’ipotesi di Salvini di un gabinetto dei leader. Le trattative insomma vanno avanti e non è un caso che l’incontro tra Salvini (che tiene un filo diretto anche con Luigi Di Maio) e Conte, più che alla sinistra, faccia storcere il naso a parte del M5S (restia a votare tanto Draghi quanto un candidato proposto dal segretario di via Bellerio) e al centrodestra. Nella rosa dei nomi di Salvini ci sono Franco Frattini e Giulio Tremonti, ma soprattutto Marcello Pera, Elisabetta Casellati e Letizia Moratti. Meno Giuliano Amato e Pierferdinando Casini, che andrebbe bene a Pd e centristi, ma meno al M5S.

 

 

Quanto all’incontro tra Salvini e Conte, fonti leghiste lo descrivono «cordiale». I due leader «hanno parlato di Quirinale e di governo, chiarendo i propri punti di vista». Matteo Salvini «ha ribadito che il centrodestra è e resterà compatto in tutte le votazioni». Il faccia a faccia - durato un’ora e andato in scena dopo pranzo, nel centro di Roma - viene definito «cordiale» anche in casa M5S, che sottolinea come il summit rappresenti «il tentativo», da parte dell’ex premier, di «trovare un nome per il Colle condiviso con il centrodestra». «Conte è certamente consapevole della difficoltà della cosa», spiegano fonti grilline all’AdnKronos, evidenziando come l’incontro rappresenti la naturale «conseguenza» del vertice di mercoledì con i leader del fronte progressista Enrico Letta (Pd) e Roberto Speranza (Leu). A Salvini, Conte avrebbe ribadito la necessità di «trovare una figura di prestigio» per il Quirinale per «scongiurare una crisi di governo».

 

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