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Tagadà, il retroscena bomba di Paolo Mieli sul Quirinale: “Berlusconi ha già deciso, il centrodestra voterà Draghi”

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Paolo Mieli sa già che cosa ha in mente Silvio Berlusconi e qual è il piano B del centrodestra. L’ex direttore del Corriere della Sera è ospite in collegamento nella puntata del 20 gennaio di Tagadà, programma condotto da Tiziana Panella su Rete4, e svela alcuni retroscena sul destino della politica italiana e sulla corsa per la poltrona del Quirinale: “Berlusconi ha già deciso di non correre, alla fine darà un’indicazione a Giorgia Meloni e Matteo Salvini di scegliere loro la strategia da seguire e io mi adeguerò come voi vi siete adeguati a seguire me, oppure dirà direttamente quello che penso dirà tutto il centrodestra, cioè dirà di votare Mario Draghi. Avevo fatto una profezia settimane fa e ora tengo che si avveri per non farmi una brutta fame. Siamo in una fase - dice ridendo - in cui confondo la profezia con l’analisi, non fidatevi di me. Tendo a fare confusione tra le due parti. Adesso mi sento più profeta”. 

 

 

“I giornali - dice ancora Mieli tornando serio - sono pieni di discussioni su come deve essere composto il nuovo governo, chi lo deve guidare. Ma se discutono del nuovo governo hanno già deciso intimamente che il capo del governo cambi e vada da un’altra parte. O hanno deciso di mandare a quel paese Draghi, ed è una cosa che ritengo improbabile, o vuol dire che danno per scontato che va fatta quella seconda discussione perché la prima scelta è stata decisa. E non credo che rimetteranno in discussione la scelta di nominare Draghi come Capo dello Stato perché tizio vuole fare il ministro e un altro non è soddisfatto di fare il sottosegretario. Quando si prende una decisione così importante si lascia il tempo per trovare un accordo di governo. Nessuno può porre veti”.

 

 

La Panella interroga Mieli su chi possa essere il sostituto di Draghi al capo del governo: “Lo scenario prevede Draghi al Quirinale e Marta Cartabia a Palazzo Chigi. Ci possono essere delle varianti, in questi giorni cresce il nome di Vittorio Colao. Può darsi che in alternativa si scelga un politico come capo di governo, ma lo ritengo difficile e improbabile, perché poi vuol dire uno sì e gli altri no. Gli altri capi di partito poi che dicono?”.

 

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