Quirinale, "a chi telefona Berlusconi..." Ecco perché Sorgi lo dà per spacciato
Silvio Berlusconi ha 72 ore per fare la conta dei voti che potrebbero aprirgli o meno la porta del Quirinale prima del nuovo vertice di centrodestra, quello decisivo per stabilire la candidatura alla presidenza della Repubblica. SI è scritto in questi giorni delle telefonate, organizzate da Vittorio Sgarbi, ai parlamentari del Misto ma non solo, usciti dai gruppi M5s, peones e nuovi "responsabili" e il pallottoliere berlusconiano dirà se il Cav avrà i numeri per andare alla prova del voto segreto.
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Già, perché per molti si tratta di un azzardo. "Questi voti" di cui si parla "sono sulla carta e nessuno sa cosa succederà in Parlamento" spiega Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, martedì 18 gennaio intervenendo a L'aria che tira, il programma condotto da Myrta Merlino su La7.
Per il giornalista il presidente di Forza Italia è vittima di un equivoco di fondo. "Una delle sue grandi difficoltà è che secondo me Berlusconi non è un uomo di quest'epoca, anche se è un uomo che ha segnato gli ultimi 25 anni di storia italiana" è il giudizio drastico di Sorgi.
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Insomma, parte sconfitto e le telefonate che in questi giorni non avranno l'effetto sperato. "La maggior parte dei parlamentari che chiama sono di prima nomina, persone che non leggevano mai i giornali, che non avevano un lavoro, che si sono trovati proiettati nel Parlamento a fare un lavoro nuovo" è l'identikit del peone tracciato da Sorgi, nel quale è facile scorgere il profilo di tanti grillini o ex. Gente a cui "il passato anche recente non appartiene perché facevano le manifestazioni con il Movimento 5 Stelle, che sono il gruppo più numeroso" ma non gli unici, attacca Sorgi. Persone che "se adesso dovessero scegliere tra Berlusconi, Alberti Casellati o Casini" sarebbe lo stesso, "non sanno niente, neanche chi ha chiamato al telefono...".