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Con Draghi al Quirinale scatta il governo politico. Chi ci porterà al voto, panico tra i ministro del Pd

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La pista che porta Mario Draghi al Quirinale è sempre lì, nonostante la candidatura di Silvio Berlusconi e le sue effettive chance di diventare presidente della Repubblica stiano monopolizzando il dibattito pubblico. Ma l'ipotesi di un inedito trasloco da Palazzo Chigi al Colle resiste, anche nel centrodestra qualora il Cavaliere si schiantasse sul voto segreto. 

 

Ma cosa succederebbe con SuperMario presidente? Ebbene, al governo scatterebbe una rivoluzione che avrebbe l'effetto quasi di un colpo di spugna. Via tutti, o quasi tutti, i ministri tecnici e dentro molti ministri politici, gente di partito che esprima il controllo più politico e condiviso dell'esecutivo privato della figura "unificate" di Draghi. A illustrare lo scenario è un retroscena di Qn che sottolinea come il nuovo governo avrebbe una forte presenza di figure femminili: "e qui i ministri al governo, specie quelli del Pd, già tremano".

 

Repulisti generale o quasi, a partire naturalmente dal presidente del Consiglio. "Un tecnico, se sarà un governo scialbo" con i ministri Daniele Franco o Marta Cartabia in pole. Un leader o un pezzo da novanta di partito nel caso di un esecutivo più politico. E qui il totonomi si fa più spinoso. Molto dipenderà dai criteri politici che sarebbero scelti, visto anche l'equilibrio delicatissimo della maggioranza attuale. Si parla di Luigi Di Maio per il Movimento 5 Stelle, Giancarlo Giorgetti della Lega, Dario Franceschini o Lorenzo Guerini del Pd. La soluzione politica sarebbe la preferita di Draghi che aveva giù confessato: "se toccasse a me, per il Quirinale, non potrei certo indicare il mio successore o mettere io a punto il nuovo esecutivo. Lascerei mano libera ai politici, sarebbero i leader a trovare l'accordo tra loro".

 

In ogni caso si tratterebbe di un governo di transizione per concludere la legislatura, con SuperMario al Colle per sette anni. 

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