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Quirinale, l'incubo della quarta votazione "al buio". Il piano B del centrodestra se non passa Berlusconi

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Settimana decisiva per i posizionamenti delle forze politiche in vista del fischio d’inizio della partita del Quirinale. Si parte dal 24 gennaio, le trattative andranno avanti sotto traccia fino all’ultimo. In pista resta Silvio Berlusconi. L’ex premier domani non dovrebbe andare a Strasburgo per la commemorazione di David Sassoli. Continua a scrutare la mappa dei grandi elettori e anche se da Forza Italia è arrivato un sostanziale stop ad alcuni ’ricercatori' di voti, come Vittorio Sgarbi, il presidente azzurro tiene i contatti per cercare di capire fin dove potrà trovare una convergenza sul suo nome.

 

Da domani dovrebbe insediarsi la ’war room’ del centrodestra per valutare i numeri attuali. Ma il tempo stringe, gli alleati chiedono garanzie per non trovarsi con il cerino in mano. E intanto i deputati e senatori ex M5s confluiti in Alternativa c’è hanno scelto il magistrato Paolo Maddalena. L’ex presidente del Consiglio è sempre orientato a non sciogliere prima la riserva, mira alla quarta votazione ma Lega, Fdi e le altre forze del centrodestra potrebbero valutare prima altri scenari qualora permanesse l’incertezza sui numeri.

 

Al momento lo scontro tra centrodestra e l’ex fronte rosso-giallo è intanto sulla "candidabilità" dell’ex premier. Per il segretario dem Enrico Letta è "un vicolo cieco", per il Movimento 5 stelle "è una proposta irricevibile". Da qui la battaglia ’culturale', perchè nel centrodestra si ritiene che chi ha rappresentato la storia d’Italia per oltre vent’anni non possa essere screditato.

Ma poi ci sono i numeri. Nel Pd, seppur non tutto compatto, è sempre più forte la tesi che occorra ragionare sull’ex numero uno della Bce, anche se il pericolo di ’bruciarlo' c’è. "Va tutelato, non è il momento di fare nomi", dice Letta. Il presidente M5s Giuseppe Conte non esclude la carta Draghi ma nel pianeta pentastellato le resistenze sono fortissime, a partire dai capigruppo che insistono sulla necessità di andare sul Mattarella bis. Chi tiene i contatti sulla pista Draghi nel Movimento è Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri è ricercato anche da tutti coloro che nel centrodestra spingono in questa direzione.

 

Un fronte pro Draghi che sta crescendo. È composto, se dovesse essere impraticabile l’operazione Cavaliere, anche da diversi esponenti di Forza Italia. È Gianni Letta che sta tenendo i contatti con palazzo Chigi ma ci sono pure molti esponenti moderati del partito, sempre però con la condizione che non ci siano le elezioni anticipate. Nel fronte pro Draghi al Colle nel centrodestra ci sono poi i centristi che ritengono errato ’regalare' l’ex numero uno della Bce al centrosinistra e avvertono sul rischio di andare alla quarta votazione al buio. Una sconfitta offuscherebbe, la tesi, non solo l’immagine di Berlusconi ma di tutto il centrodestra e toglierebbe potere contrattuale alla coalizione. È una riflessione che anche Salvini ha ben presente, secondo quanto riferisce un ’big’ ex lumbard.

 

Senza la candidatura di Berlusconi sul tavolo, al di là dei proclami del partito di via Bellerio a "non tirare per la giacchetta" né il premier né il capo dello Stato, nel centrodestra si sostiene che anche la Lega potrebbe non tirarsi indietro su Draghi. Il rischio sarebbe quello di ’subire' una candidatura che provenisse dalle fila del centrosinistra che, tra l’altro, per respingere l’ipotesi Berlusconi, non esclude (ma nel Movimento 5 stelle molti non sono d’accordo) di uscire dall’Aula. "Se il presidente Berlusconi scioglierà la sua riserva sarà il candidato del centrodestra", taglia corto al tg1 la vice presidente del gruppo Fi al Senato, Ronzulli. Sull’ipotesi Draghi, sempre se non dovesse essere in campo Berlusconi, potrebbe virare anche Fdi che punta alle elezioni anticipate. Ma la trattativa resta bloccata. E, tra l’altro, non è solo legata al nome del Capo dello Stato. Sulla strada che porta Draghi al Colle c’è ’l’ostacolo' di chi debba essere, eventualmente, il successore. Un’intesa non c’è, neanche su cosa occorrerebbe fare da qui alla fine della legislatura, ovvero se oltre oltre al Pnrr e alla lotta alla pandemia, sarà necessario mettere mano pure alla legge elettorale, prospettiva comunque difficile da realizzare. I fari sono puntati soprattutto su Renzi e sul gruppo misto. Per ora da una parte ci sono il Pd, il Movimento 5 stelle e Leu che dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni per stabilire una linea comune; dall’altra il centrodestra che si riunirà giovedì. Ma la partita è ancora lunga.

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