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Silvio Berlusconi agli alleati di centrodestra: al Quirinale vado io, ho i numeri per essere eletto

Luigi Frasca
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Silvio Berlusconi darà prova di ottimismo domani davanti ai suoi commensali, i capi dei partiti di centrodestra, invitati a pranzo a Villa Grande per il secondo round di «preparazione» in vista della partita per l'elezione del presidente della Repubblica. Il Cavaliere respingerà il pressing di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che pretenderanno garanzie sui numeri, ribadendo che, a suo avviso, il risultato di una sua elezione al Colle è assolutamente raggiungibile. Ma dirà agli alleati - presenti anche i centristi Luigi Brugnaro (CI), Maurizio Lupi (NcI) e Lorenzo Cesa (Udc) - che non intende sciogliere la riserva in quella riunione. Non si è mai visto qualcuno che si candida al Quirinale è il ragionamento che si sente fare tra i corridoi della residenza romana del presidente azzurro. Quindi, nessuna ufficializzazione, anche se Berlusconi rimane molto determinato. Occhi puntati sulla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta dei parlamentari e dei delegati, ovvero 505 voti. Forte del vantaggio numerico del centrodestra, anche se insufficiente sulla carta per una cinquantina di voti, il Cavaliere non avrebbe alcuna intenzione di rinunciare alla sfida. E non si fa spaventare dal tema dei franchi tiratori nel centrodestra che, stando a un calcolo di Vittorio Sgarbi, andrebbero sostanzialmente a pareggiare i nuovi sostenitori finora acquisiti da altri gruppi e dal Misto.

 

 

Secondo fonti del centrodestra, Berlusconi sarebbe convinto di averne dalla sua comunque già trai 10 e i 12 «grandi elettori». Una partita che rischia in ogni modo di essere al buio per il centrodestra e su cui Salvini e Meloni sono invece determinati a chiedere garanzie oggi. Che si tratti di una sfida difficile lo testimoniano anche le parole di Gianni Letta. «Il clima che si respirava l'altro giorno quando è stato commemorato David Sassoli in Parlamento era straordinario, di serenità e di armonia, di desiderio da tutte le parti di contribuire a guardare agli interessi del Paese e non alle differenze di parte. Si tratta di una grande lezione, un grande contributo- ha detto lo storico consigliere di Berlusconi, intercettato dai cronisti all'uscita della camera ardente per il presidente dell'Europarlamento -. Se i grandi elettori, parlamentari e non, procedessero all'elezione del presidente della Repubblica David avrebbe un grandissimo merito». «Il centrodestra è compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi, non si accettano veti ideologici da parte della sinistra», ha chiarito ieri Salvini, correggendo il tiro dopo l'apertura all'ipotesi di un governo senza Mario Draghi, eventualità che Berlusconi, allo stato contrasta, così come non vede di buon occhio un trasloco del premier al Colle. «Noi restiamo su Berlusconi, ma auspichiamo possa avere numeri e nomi chiari - spiega chi è vicino al segretario leghista - Giustamente sarà lui a dover dire qualcosa. Puntiamo ad avere risposte concrete, perché mancano ormai dieci giorni».

 

 

Stesso ragionamento viene ripetuto dalle parti di Fratelli d'Italia. «Andiamo al vertice con lo spirito di chi vuole poter operare in lealtà», scandisce un big di via della Scrofa. «Noi siamo abituati ad aver certezze prima di un definitivo impegno e le certezze ci sono se Berlusconi si candida ufficialmente, dimostri chanches comprovabili, elementi che diano concreta speranza. Non bastano i sogni ma servono solide certezze. Poi, se si dovesse optare verso altre soluzioni pretendiamo l'impegno a proseguire tutti insieme su nome condiviso». Ieri Berlusconi ha incassato un nuovo endorsement targato Ppe. «Noi rispettiamo molto il governo italiano. L'Italia è tornata, se così possiamo dire, perché i dati economici sono buoni. Draghi premier sta facendo un buon lavoro e sta portando l'Italia del futuro in una buona direzione», ha detto il capogruppo del Ppe all'Europarlamento Manfred Weber. «Berlusconi è ben preparato con la sua conoscenza, la sua esperienza e con le due idee per il futuro in direzione pro europea. Da un punto di vista europeo Berlusconi ha il totale sostegno della sua famiglia del partito Popolare europeo».

 

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