affluenza inesistente
A Roma c'è un voto segreto. Domenica si vota in centro per le suppletive, ma nessuno lo sa
Si vota domenica prossima, ma l'impressione è che sarà una tornata elettorale per pochi intimi. Roma Centro sceglie il suo «grande elettore» per il Presidente della Repubblica, ma di questa elezione nessuno - o quasi - parla; ancora meno quelli che sembrano esserne a conoscenza. Domenica si tengono infatti le elezioni suppletive per il seggio della Camera nel collegio Roma 1, quello lasciato vacante da Roberto Gualtieri, dimessosi in seguito all'elezione a sindaco della Capitale e a sua volta eletto deputato a Roma Centro in un altro voto suppletivo, quello tenutasi a marzo 2020 in seguito alle dimissioni da deputato di Paolo Gentiloni, nominato commissario europeo. In sostanza si andrà alle urne per decidere chi sarà il deputato che dovrà prendere il posto di Roberto Gualtieri, che ha lasciato il seggio da quando è stato eletto sindaco di Roma. Si tratta del grande elettore numero 1009, l'ultimo vacante, anche se al Senato un seggio resta ancora balerino. In lizza ci sono Cecilia D'Elia, del Pd; Simonetta Matone, della Lega, sostenuta da tutto il centrodestra; Valerio Casini, per Italia viva e sostenuto anche da Azione; Lorenzo Vanni, proprietario dell'omonimo bar di Prati, civico; Beatrice Gamberini, Potere al Popolo.
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Sulla carta non dovrebbe esserci storia: il Pd e la sua candidata partono largamente favoriti. Il collegio Roma 1 da anni rappresenta un feudo rosso. Un collegio «blindato», insomma, dove la sinistra nelle ultime elezioni ha fatto cappotto al centrodestra. Qualche numero per capire meglio. Nel 2018 a vincere è sato Gentiloni con il 42,05%. Poi Luciano Ciocchetti, per il centrodestra, con il 30,81%; Angiolino Cirulli (M5s) con il 16,79%; Filippo Miraglia (LeU) 5,18%. L'affluenza raggiunse il 73,77%. A marzo 2020 Gualtieri si impose con il 62,24% su Maurizio Leo (centrodestra), fermo al 26,08%. Poi Rossella Rendina (M5s) al 4,36%. In quel caso, però, suonò il primo campanello d'allarme sulla affluenza alle urne: solo un misero 17,66%. Un campanello d'allarme che non lascia ottimisti per le suppletive di domenica. Nell collegio Roma 1 sono 184.234 gli aventi diritto al voto e, per i dirigenti dei partiti, il 16 gennaio andrà a votare una percentuale compresa tra il 10 e il 15%, cioè tra i 18.400 e i 27.600 cittadini nella prospettiva più ottimista. Oltretutto, stavolta non ci sarà il candidato del M5S. Il Pd aveva offerto la candidatura a Giuseppe Conte, ma le tensioni interne ai 5 Stelle e la minaccia di Carlo Calenda di candidarsi contro l'ex premier hanno consigliato al capo pentastellato di declinare l'offerta. Conte ha però deciso di non candidare nessuno, una desistenza per favorire il Pd e il segretario Enrico Letta che non è piaciuta però a Virginia Raggi e agli altri grillini che a fare da alfieri ai Dem non ci pensano proprio.
Il Pd ha così deciso di candidare Cecilia D'Elia, ex assessore provinciale ed ex coordinatrice della segreteria Dem nella gestione Zingaretti, preferendola al ben più radicato Enrico Gasbarra. Una scelta azzardata, secondo i dirigenti democratici romani, che avevano caldeggiato Gasbarra proprio per la sua penetrazione territoriale e per la capacità di mobilitare mondi, ambienti, associazioni del centro storico, di Prati e degli altri quartieri coinvolti. Un'esigenza fondamentale soprattutto in una tornata elettorale che avrà un'affluenza bassissima. Ma Letta ha puntato sulla D'Elia, che sta facendo la sua campagna elettorale sostenuta da tutto il partito. Basterà la tenuta delle truppe cammellate Dem per superare il deficit di notorietà della D'Elia? La bassa affluenza premierà ancora una volta la sinistra? Lo si scoprirà domenica. Intanto Simonetta Matone ci crede, eccome. Sta battendo il territorio in lungo e in largo. L'altro giorno è stata a Porta Portese con Matteo Salvini. L'8 gennaio in un solo giorno ha visitato il mercato Trionfale di via Andrea Doria, largo Brancaccio, piazza San Cosimato, piazza Cola di Rienzo, via degli Orti della Farnesina, via San Martino della Battaglia, piazza Melozzi da forlì. Trionfale, Prati, Esquilino, Termini, Farnesina: la Matone corre sostenuta non solo dai leghisti ma anche da Forza Italia e da Fratelli d'Italia. È di ieri il comunicato di sostegno senza se e senza ma del coordinatore romano di FI Maurizio Gasparri: «La Matone sarà una risorsa importante in Parlamento». Per Federico Mollicone (FdI) «la Matone può rappresentare con competenza e serietà il centro storico». E anche per il segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa l'ex magistrato è il «candidato ideale» della coalizione.
La Matone ci crede. Propone un referendum tra tifosi per decidere se intitolare o meno l'Olimpico a Paolo Rossi, chiede di restituire ai cittadino il Campo Testaccio e attacca Gentiloni e Gualtieri: «Per due volte in tre anni i deputati del Pd hanno tradito gli elettori del collegio Roma 1 lasciando in pochi mesi il seggio. I cittadini domenica ci penseranno e risponderanno all'arroganza votando centrodestra». Molti dipenderà da quanti andranno a votare. L'elettorato Pd si mobiliterà? Alla prevedibile «freddezza» per delle suppletive che si svolgono ormai a fine legislatura si aggiunge infatti la nuova ondata del Covid e una campagna elettorale schiacciata da altri temi, a partire proprio dalla pandemia e dall'elezione del nuovo Capo dello Stato. E forse per la Matone potrebbe andare bene così: per vincere punta proprio sul fatto che la sfidante del Pd sia semisconosciuta al grande pubblico.