corsa al colle
"Ho i numeri per il Quirinale", Berlusconi non fa passi indietro
Berlusconi è arrivato ieri pomeriggio a Roma per giocarsi la partita sul Quirinale. Ha ricevuto il coordinatore azzurro Tajani, in serata ha visto i capigruppo. A tutti ripete di avere i numeri per essere eletto, di non voler fare passi indietro. Per ora il centrodestra prende ancora tempo, il vertice in un primo momento programmato per venerdì dovrebbe slittare alla prossima settimana, sicuramente dopo la direzione del Pd slittata a sabato. E a villa Grande si farà la valutazione decisiva sulle prossime mosse da compiere.
L’ex presidente del Consiglio ha intenzione di sciogliere la riserva. «Non è mai stato così deciso», spiega uno della stretta cerchia di Arcore. Nei giorni scorsi, raccontano fonti parlamentari azzurre, alcuni fedelissimi come Gianni Letta e Fedele Confalonieri non avrebbero nascosto i propri timori all’ex premier ma il Cavaliere avrebbe ribadito l’intenzione di andare avanti. E di avere possibilità concrete di potercela fare. Nella convinzione che Draghi non può inseguire ambizioni personali ma deve fare gli interessi del Paese.
Salvini gli riconosce il merito di aver creato «il centrodestra e - sottolinea - per riconoscenza e stima politica, oltre che per affetto personale ovviamente, ha tutto il titolo e il merito di proporsi». Allo stesso tempo lo invita a fare un passo avanti, a mostrare le carte («bisogna aspettare che lui dica cosa vuol fare, sciolga le riserve»). Quindi torna a ribadire di preferire che Draghi resti a Palazzo Chigi e non esclude affatto un possibile rimpasto. Anzi.
Ospite di "Porta a porta" spiega infatti: «I partiti una volta eletto il presidente della Repubblica dovranno riflettere sul fatto che non valga la pena metterci gli assi di briscola. Tutti, dal primo all’ultimo». Senza escludere che il ragionamento riguardi lui stesso: «Ne parliamo più avanti», ma «io non sono uso ritrarmi dalle mie responsabilità», dice Salvini.
Anche Fratelli d’Italia da tempo chiede un’intesa preventiva su un «piano B», perché, per dirla con le parole di un big del partito di via Bellerio, «se Berlusconi non ha i numeri deve dare il via libera ad una candidatura d’area, non potrà opporsi». Ipotesi che l’ex premier non considera. Né in questa fase e nemmeno più avanti, sottolinea un forzista. Da qui i timori tra gli ex lumbard e in FdI sul rischio che il centrodestra al dunque si divida sul Quirinale o che rimanga con il cerino in mano. «Se non ha i numeri - sottolinea anche un esponente di FdI - si andrà su un’altra figura e non dovranno essere previste divisioni».
Al momento Salvini è ancora al lavoro su un’ipotesi di un candidato di centrodestra. Qualora Berlusconi non fosse in campo, i nomi per ora sono quelli di Casellati («Libererebbe la presidenza del Senato al Pd», dice un senatore dem), Moratti e Pera. Ma i centristi non escludono affatto la «pista» Draghi, anche se mantengono la cautela.
Salvini ieri ha visto il premier per un breve saluto a Palazzo Madama, i due si sono ripromessi di incontrarsi a breve, per parlare di caro energia soprattutto. Ma riservatamente Salvini affronterà pure il dossier Quirinale.
Il convincimento nel centrodestra è che Draghi resti in campo. «La mia preoccupazione è che se togli il tassello più importante di questo governo non so come ne usciremmo. Di tutto c’è bisogno fuorchè di confusione in Italia in questo momento», il parere dell’ex ministro dell’Interno che frena, anche se non sembra sbarrargli la strada. «Draghi dovrebbe fare la cortesia di chiarire se è candidato oppure o no e se fosse interessato farebbe bene a dirlo», il pensiero del presidente di FdI, Meloni.
L’ex numero uno della Bce non farà alcuna mossa nella direzione del Quirinale. Neanche il fronte «pro Draghi al Colle» al momento ha intenzione di muoversi. La partita resta quindi in stand by, con il Cavaliere che continua a chiamare - riferiscono fonti parlamentari del centrodestra - soprattutto pentastellati ed esponenti del gruppo misto. A tutti dà appuntamento alla quarta votazione, spiegando che con lui al Colle non si andrebbe a votare. Del resto l’opzione del voto anticipato, fatta balenare - qualora Draghi fosse destinato al Colle - dall’ex presidente del Consiglio in questi giorni, viene considerata un’arma spuntata anche da molti parlamentari di FI. «Se Berlusconi parla di urne perde anche il voto di tanti di noi», dice un deputato forzista.
Nei prossimi giorni si stringerà sulla mappa dei numeri e si tireranno le somme nel centrodestra. L’ex premier vuole giocarsi tutte le carte. Anche se c’è pure il rischio - dice un "big" di FI - che tra Draghi e Berlusconi possa spuntare di nuovo il «Mattarella bis». Un’opzione poco gradita a Lega, FdI e a FI, ma che con il dilagare dei contagi non viene esclusa neanche nel partito azzurro. «Non forzerei il presidente Mattarella a fare quello che più volte ha ribadito di non voler fare», la sottolineatura di Salvini.