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Non ne ha azzeccato uno, Draghi è scivolato sui numeri

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Franco Bechis
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Ho atteso per 24 ore una spiegazione esauriente della tabella sfoderata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la conferenza stampa di Mario Draghi. Mi riferisco a quella tabella blu sui ricoveri in terapia intensiva con un grosso omino rosso stilizzato, che rappresentava i non vaccinati, messo a confronto con omini più piccoli azzurri, blu e verde chiaro. È stata l’immagine più eloquente del messaggio lanciato da Draghi per spiegare l’obbligo vaccinale agli ultracinquantenni: siamo di fronte - ha spiegato il premier - a una pandemia provocata da chi non è vaccinato, che riempe a dismisura le terapie intensive e rischia di fare saltare il sistema ospedaliero italiano. Per questo il governo non aveva altra scelta possibile: guardate la tabella che ora vi mostrerà il ministro della Salute. Ed eccola arrivare in favore di telecamera, in modo che fosse leggibile da tutti. Era relativa ai ricoveri in terapia intensiva fra il 12 novembre e il 12 dicembre 2021. Ho fatto un salto sulla sedia: era proprio il periodo che avevo preso a riferimento anche io lavorandoci tutta la domenica proprio su dati ufficiali dell’Istituto superiore di Sanità pubblicati nel bollettino settimanale di sorveglianza il giorno precedente. Ma i numeri erano tutti diversi. E così sono andato a controllare chiedendo ai diretti interessati le spiegazioni. Da Palazzo Chigi sono stato rimandato al ministero della Salute, con l’invito di chiedere loro spiegazioni pressanti. Al ministero ho trovato straordinaria cortesia e hanno fatto da ponte con chi aveva materialmente composto quella tabella. Mi è arrivata una prima risposta che non stava in piedi e ho spiegato perché era fallace, e così mi è stata promessa una risposta entro ieri sera. E non è arrivata.

Allora ve lo spiego, perché da un governo serio bisogna pretendere dati veri, non messi a casaccio con grossolani errori matematici che non avrebbe compiuto nemmeno un ragazzino delle elementari in Dad, perché signor presidente del Consiglio la didattica a distanza è assai più seria delle sue conferenze stampa. Quella tabella porta scritto che ogni 100 mila finiscono in terapia intensiva 23,2 non vaccinati contro 1,5 vaccinati da meno di 4 mesi, 1 vaccinato da più di 4 mesi e 0,9 con la terza dose. Già da questo si capiva che avevano fatto un pasticcio: non è possibile che la malattia sia più grave per chi ha ricevuto la seconda dose da poco rispetto a chi l’ha ricevuta 5 o sei mesi prima. E infatti il dato è sbagliato ed è stato invertito, perché al governo non conoscono il significato dei segni matematici che conoscono anche i bambini: «<» significa «minore di» e invece il segno opposto «>» significa «superiore a». Avendoli interpretati all’esatto contrario hanno pubblicato quindi il grottesco risultato di italiani più protetti dal vaccino tanto più era lontano il periodo trascorso dalla seconda dose. Un errore da matita rossa e blu, per cui un bimbo in Dad verrebbe bocciato, a Draghi e i suoi ministri invece si battono le mani. Forse se il premier e i suoi collaboratori avessero fatto più Dad nella vita avrebbero evitato figuracce così.

 

 

 

 

 

Ma non è il solo errore clamoroso. Vedo l’arco temporale dei ricoveri in terapia intensiva (12 novembre-12 dicembre) e accanto le popolazioni dei non vaccinati (6.660.263) e quella degli italiani che avevano ricevuto la terza dose (8.102.818) e faccio un altro salto sulla sedia. Più di otto milioni fra metà novembre e metà dicembre? Ma se avevamo iniziato da poco e con fatica le dosi booster. Infatti vado a controllare i dati pubblicati poche ore prima dallo stesso Iss e trovo che alla data dell’11 dicembre, quindi alla fine di quel mese preso a riferimento, i non vaccinati erano di più (7.031.651) e i vaccinati con terza dose circa la metà (4.133.267). Qui non si tratta solo di un errore, ma di una palese scorrettezza, perché per calcolare in percentuali quanti non vaccinati e vaccinati con la terza dose sono finiti in terapia intensiva fra novembre e dicembre si sono usate le platee delle due popolazioni oggi, non quella media di due mesi fa come sarebbe stato corretto fare. Chiaro che se oggi la platea di chi ha la terza dose è raddoppiata, quella percentuale si dimezza, ma è falsa. Quella vera è totalmente diversa, quasi il doppio. Così come si riduce sensibilmente quella dei non vaccinati in terapia intensiva. Infatti se davvero su una platea di 6 milioni e 660 mila ce ne fossero 23,2 che finiscono in terapia intensiva, il numero di non vaccinati ricoverati in quei reparti fra il 12 novembre e il 12 dicembre 2021 sarebbe stato 1.545,18 (è una semplice operazione matematica, potete farla con qualsiasi calcolatrice anche stando in Dad). Ma nel bollettino Iss relativo a quello stesso periodo divulgato due giorni prima quel numero era 887, quasi la metà. Quindi il premier ha fornito agli italiani dati falsi, in parte per errori di chi li ha elaborati, in parte per falsificazioni operate, che rafforzassero una tesi (i non vaccinati rischiano di più dei vaccinati con la terza dose) che sarebbe emersa lo stesso, anche se in modo meno eclatante. Non c’è molto altro da aggiungere sulla serietà di questo esecutivo.

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