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Berlusconi inizia lo scouting per giocarsi la Presidenza della Repubblica

Pietro De Leo
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E da oggi parte la giostra. Sul serio. Silvio Berlusconi dovrebbe rientrare a Villa Grande, a Roma, per dare l’accelerata alla madre di tutte le battaglie, quella per la conquista del Quirinale. Anticipata da un bel colpo messo a segno ieri. Alla vigilia dell’accensione della ripresa politica, infatti, su "il Giornale" è comparsa un’intervista ad Antonio Lopez segretario del Partito Popolare Europeo.
Qualche assaggio: «Una presidenza di Silvio Berlusconi con un capo del governo come Mario Draghi sarebbe imbattibile e promuoverebbe l’Italia ancora più della già alta posizione di cui gode. Berlusconi e Draghi farebbero dell’Italia il Paese leader per motivi ovvi: dalla competenza al modo di fare». E ancora: «Silvio Berlusconi è senz’altro, e non da oggi, la più grande risorsa e massima competenza nei rapporti internazionali».
Parole che, oltre al tambur battente di Forza Italia a mezzo agenzie, suscitano il plauso del diretto interessato: «Grazie al mio amico Antonio Lopez per le parole che ha voluto riservarmi».

 

 

 


Non è in realtà la prima volta che dal Ppe arrivano parole di sostegno all’eventualità di un Berlusconi Capo di Stato, anche il Presidente Manfred Weber si era espresso in tal senso. Ma che la cosa possa aprire scenari di un protagonismo nuovo per l’Italia in campo internazionale lo suggerisce un’uscita del Presidente russo Vladimir Putin, qualche settimana fa, quando ha invocato un ruolo italiano per facilitare il dialogo tra Mosca e l’Occidente. In pratica un riferimento indiretto allo schema di Pratica di Mare, di cui Berlusconi fu realizzatore.
Questa è la prospettiva. Di mezzo c’è la partita da vincere. Con l’«operazione scoiattolo», nome in codice per l’opera di convincimento da esercitare, lavorando di telefono, sul mare magnum dei parlamentari del Misto, soprattutto quelli di provenienza pentastellata, iscritti o meno nelle componenti. Il termine deriva da un analogo tentativo che venne esperito all’inizio della legislatura, quando il centrodestra, avendo la maggior quota di consenso elettorale ma non avendo superato il 40%, aspirava a ricevere l’incarico per formare il governo e trovare in Parlamento i voti mancanti. Su quel punto si mossero le manovre preliminari, ma c’era un contesto del tutto diverso.

 

 

 


Oggi, c’è una gran voglia di non andare alle elezioni, il Movimento 5 Stelle ha subito notevoli uscite e pende il taglio dei parlamentari che entrerà in vigore la prossima legislatura che per molti, in quasi tutti i partiti, significherà l’appuntamento con la vita di prima. Dunque trovare quella cinquantina di voti per raggiungere i 505 alla quarta votazione è la missione pancia a terra.
Anche se Clemente Mastella, in un’intervista al "Mattino" dice sibillino: «Dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io», un modo per richiamare l’attenzione sulla tenuta del centrodestra, e dall’insidia dei franchi tiratori. Per questo, l’ex ministro della Giustizia suggerisce un metodo di lavoro per concordare e una certa modalità di voto precisa per ogni partito (tipo «Berlusconi Silvio» o «Silvio Berlusconi» o ancora «S. Berlusconi») in modo da avere la mappatura precisa dei numeri.
Proprio il tema alleati dovrebbe essere il fulcro dell’agenda di questa settimana, con un vertice che dovrebbe tenersi venerdì a Villa Grande, residenza romana del leader di Forza Italia. Oltre a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, anche i centristi confidano di far parte del tavolo, così come avvenuto il 23 dicembre. Anche se, a ieri sera, ancora non c’erano state comunicazioni ufficiali. Sarà un appuntamento chiave, nel corso del quale Berlusconi potrebbe sciogliere definitivamente la riserva sulla corsa, che al momento (per quanto non nella sostanza) c’è ancora.

 

 

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