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Il rischio con Draghi al Quirinale, Pasquino e l'ipotesi si un premier "nominato"

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Cosa dirà il presidente del Consiglio Mario Draghi lunedì 10 gennaio nell'attesissima conferenza stampa fissata dopo il silenzio che ha seguito l'ultimo decreto Covid? Secondo il politologo Gianfranco Pasquino parlerà delle misure relative alla pandemia e alla vaccinazione, delle restrizioni per i no vax e delle scuole. Insomma, "finché è presidente del Consiglio deve parlare in quanto presidente del Consiglio" dice Pasquino domenica 9 gennaio a Controcorrente, il talk show condotto su Rete4 da Veronica Gentili. Insomma, Draghi deve difendere l'azione di governo ma non è lui che deve decidere se diventare Presidente della Repubblica, dice il politologo. 

 

Ma è risaputo che le mire del premier vanno oltre Palazzo Chigi, e puntano al Quirinale. "C'è una disponibilità seppur molto soffice" espressa "dicendo che si sente un nonno al servizio delle istituzioni" dice Pasquino che risponde alla battuta della conduttrice, se anche lui si sentisse un nonno a servizio dello Stato. "Sì ma sono anche molto consapevole dei miei limiti, come della  mia età... La carica di presidente della Repubblica richiede qualcuno che ha una solidità fisica notevole, e questo fa fuori anche alcuni candidati..." è la stoccata sul totonomi di questi giorni. 

 

Ma se Draghi va al Colle, bisogna mettere le cose e in chiaro.  Serve che ci sia un king maker che indichi Draghi e dica "che serve un capo del governo credibile - ammonisce il politologo - ma attenzione, questo non deve essere automaticamente deciso da Draghi. Sarebbe un bruttissimo inizio per il presidente della Repubblica. Non nomina chiunque voglia, ma recepisce le indicazioni dei partiti che gli dicono il loro cambiato premier e via dicendo". Se Draghi dicesse: se vado al Colle questo è il mio premier, sarebbe un pessimo segnale e una "brutta, bruttissima manipolazione delle istituzioni". 

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